Anche la Lega sfila tra i tricolori La Russa: «Sbagliato contestarla»

«Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un’operazione autorizzata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu» rassicura il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita al Museo del Risorgimento. Sono le quattro e mezza del pomeriggio e in aria si sentono colpi di cannone. Sono i festeggiamenti delle Cinque Giornate del 1848, ma l’effetto risulta inquietante nel giorno in cui gli aerei italiani sono decollati per partecipare ai bombardamenti in Libia.
La visita di Napolitano, programmata da tempo per festeggiare i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, si svolge in un clima patriottico, anche grazie a Letizia Moratti. Il sindaco, in fascia tricolore, distribuisce bandiere italiane alla folla che alle dieci del mattino attende l’arrivo del capo dello Stato a Palazzo Marino, prima tappa della giornata milanese. Il clima è di gioiosa partecipazione, i cittadini in coda accompagnano il Presidente attraverso la Galleria fin davanti a Palazzo Reale.
Ma non mancano le polemiche, con fischi e contestazioni ai rappresentanti della Lega nel corteo che accompagna il Presidente e anche al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, preso di mira da un gruppo con fischietto. «Non vorrei che ci fosse qualcuno che sta organizzando scientificamente minime contestazioni, in concomitanza con un momento che dovrebbe essere di unità» osserva La Russa. Il ministro difende anche gli esponenti leghisti: «Trovo che sia stata una sciocchezza fischiare la Lega, io l’avrei applaudita perché è venuta a rendere omaggio al presidente Napolitano».
È andata diversamente. «Metti via quella cravatta verde, tornatene a casa» è l’attacco lanciato verso Davide Boni, presidente del consiglio regionale, all’uscita da Palazzo Reale, seconda tappa della visita di Napolitano. Con lui l’assessore Alessandro Morelli, col fazzoletto verde nel taschino, e la vicepresidente della Camera, Rosy Mauro, anche lei dotata di rosa verde Padania, ma ben mimetizzata sotto il cappotto nero. «Ridurre tutto alla simbologia non va bene, fa male a tutti. A innescare fischi non ci vuole nulla. Credo sia necessario rispetto» osserva Rosy Mauro.
Boni non drammatizza: «I fischi fanno parte del gioco, non puoi accontentare tutti». L’esponente leghista però accende la polemica sull’opportunità di continuare con le celebrazioni nel giorno degli attacchi alla Libia: «Siamo qui a festeggiare ma da ieri sera (sabato, ndr) siamo in guerra contro un altro Paese. Il pensiero va a quel che sta succedendo a 70 chilometri dalle nostre coste».
Lo spettro della guerra aleggia sulla giornata milanese del Presidente sin dalla mattina, durante la partecipazione al convegno sulla figura di Carlo Cattaneo, e poi davanti ai quadri di palazzo Reale che raffigurano le battaglie risorgimentali. La Russa scambia informazioni con Napolitano, lo aggiorna sulla situazione delle basi, sull’ingresso di nuovi Paesi nella coalizione. Dissimulare la preoccupazione non è facile.
Napolitano, mentre passeggia tra la folla, sorride, continua a parlare dei 150 anni dell’Italia unita. Assicura di avere visto grande soddisfazione in giro per il Paese.

«Sono giornate di grande risveglio di sensibilità nazionale in tutta Italia» il commento del Presidente appena arrivato in città. A portarlo da Torino a Milano un Frecciarossa tricolore: alta velocità con le carrozze verniciate di verde bianco e rosso in omaggio all’Italia unita.

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