Unomelia che è anche una lezione di catechismo, per spiegare ai fedeli raccolti nella basilica di Santa Maria degli Angeli «come testimoniare che Gesù è risorto», ovvero in modo molto concreto, a partire dalla generosità nellaprire il portafogli. Larcivescovo, Dionigi Tettamanzi, parlando nella chiesa dei francescani di piazza SantAngelo, invita ancora una volta ad attivarsi per aiutare chi è in difficoltà spirituali, affettive e materiali. «Anche nella nostra città di Milano cè tanta povertà» ricorda il cardinale, che ha ricevuto, da frate Cesare, i trentaduemila euro raccolti dalla sua chiesa per finanziare il Fondo famiglia lavoro in favore di chi soffre a causa della crisi economica.
«La parola magica è accoglienza. La povertà materiale non consente di guardare alla vita con animo sereno, perciò dobbiamo venire incontro alle persone che hanno più bisogno di noi» dice il cardinale Tettamanzi, riprendendo il filo dellomelia di Pasqua in Duomo («Pasqua è tempo di fatti»), dove ha invitato i fedeli «a essere segno di speranza presso chi ha perso il lavoro», a «essere esemplari nellaccoglienza, con sguardo libero da pregiudizi verso i nuovi venuti, gli stranieri che domandano di poter realizzare la propria esistenza tra di noi».
Laccoglienza chiesta dal cardinale non è solo per chi ha problemi a far quadrare i conti di casa, ma anche verso «le persone dimenticate, emarginate, rifiutate e quelle che non credono». Insomma, è «servizio a chi è povero, solo, disperato perché non conosce il senso della vita e non conosce Dio». Accoglienza ai poveri di denaro e ai poveri di spirito.
«Mi sono vergognato» ha confessato dal pulpito il cardinale Tettamanzi, prima di accettare la raccolta di elemosine. E ha spiegato: «Mi sono chiesto: è giusto destinarle al Fondo famiglia lavoro o sarebbe meglio per i terremotati dellAbruzzo? Magari potremmo dividerle...».
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