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"Anche il pop si lascia inscatolare dai social"

"Anche il pop si lascia inscatolare dai social"
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Baby K, le ricorrenze servono (anche) a fare bilanci.

"Quando uscì Roma Bangkok, dieci anni fa, non ci aspettavamo certo un risultato del genere".

Il tormentone dei tormentoni.

"Non voglio sembrare spocchiosa, ma mi dicono in tanti che Roma Bangkok rappresenta un prima e un dopo della tipica canzone estiva".

Ha contribuito ad aprire la porta a suoni fino ad allora trascurati.

"C'è stata una apertura verso l'estero. Senza snobismi".

In effetti, con il suo miliardo di visualizzazioni su YouTube (è l'unica artista femminile italiana a riuscirci), Baby K ha lasciato un segno originale come originale è la storia di Claudia Judith Nahum, il suo vero nome, nata a Singapore e arrivata a Roma dopo aver vissuto a Londra. È nata rapper (il primo disco Una seria è prodotto da Tiziano Ferro e c'è un feat di Marracash), è diventata regina dell'estate e ha pubblicato Dimmi dimmi dimmi, il secondo singolo di una trilogia sulla condizione femminile iniziata qualche mese fa con Follia Mediterranea. "Sono molto affascinata dai diversi aspetti degli esseri umani, i loro pregi, i loro limiti" spiega lei che ha un look rinnovato ma sfoggia le stesse idee ribelli di quando nel 2011 registrò l'Ep Femmina Alfa parlando di argomenti che solo dopo divennero di moda.

Non c'era ancora il dominio di Spotify e i social erano solo un passatempo.

"Oggi tutto mi sembra tutto così impacchettato dai social network. Anche nell'arte e nella musica c'è una sorta di inscatolamento in categorie rappresentate da slogan perfetti o da hashtag vincenti. E basta. Tutto spesso finisce lì".

Alla musica i social servono?

"Diciamo che servono a comunicare qualcosa, ma non a farti capire il significato di quella cosa. Spesso ti fermi a guardare il dito e non la luna".

E lei com'è cambiata da allora?

"Come donna non aspetto più che le cose accadano ma cerco di farle accadere. In generale, sono molto più consapevole di certe dinamiche e ho sempre la stessa convinzione che non ci si debba sedere sugli allori".

Resta controcorrente.

"Soprattutto quando penso che la musica debba essere libera e non accatastata in categorie obbligatorie. Tanto per capirci, negli anni Novanta o negli anni Duemila quanta scelta c'era, quante idee arrivavano all'improvviso, dai Blur ai Garbage tanto per citarne qualcuno a caso?".

Cos'è cambiato?

"Oggi si ha l'ossessione dei numeri".

Beh lei ne ha fatti parecchi.

"Ma quello non era l'obiettivo".

Quindi?

"Mi sembra che in giro manchi il coraggio di sperimentare, di provare. Se ce l'hai e ti permetti di usarlo, molto probabilmente vieni punito".

C'è una prossima prova di coraggio?

"Vorrei portare la mia musica dal vivo sul palco. Gli spazi in Italia sono pochi ed è difficile trovare quello giusto. Gli spazi sono pochi anche per parlare semplicemente di musica, non solo per suonarla. Infatti ci sono tanti artisti insoddisfatti di quanto sta accadendo".

Qual è il vero successo?

"È la longevità. Il vero successo è riuscire a conservarlo a lungo, non semplicemente averlo".

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