da Ferrara
«Ora Michelangelo può parlare di nuovo». Il giorno del funerale di Michelangelo Antonioni, trova questa consolazione Wim Wenders, grande amico del regista scomparso laltra sera nella sua abitazione romana. I due avevano diretto insieme Al di là delle nuvole, lultima pellicola firmata dal maestro ferrarese a cui Wenders ha dedicato persino una poesia, pubblicata ieri sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, intitolata Arrivederci Maestro.
Erano solo Wenders e Tonino Guerra i volti noti presenti alle esequie, celebrate ieri nella chiesa di San Giorgio a Ferrara, a poche centinaia di metri dal luogo dove Antonioni nacque, il 29 settembre 1912. A gremire i banchi cerano poi, oltre alla vedova, i nipoti Elisabetta e Antonio, il medico che lo curò dai postumi dellictus, il primario fisiatra del S.Giorgio di Ferrara, Nino Basaglia, lamico del cuore Claudio Gabriele, il critico cinematografico Aldo Tassone («Fu un santo moderno, nel senso più laico che si può intendere»), lassistente degli ultimi due film, Andrea Boni. E poi tanta folla anonima lungo le navate. Niente attori («ma lo hanno omaggiato a casa», ha detto Gabriele), né politici («ma hanno affollato la camera ardente in Campidoglio», ha ribadito). Larcivescovo di Ferrara-Comacchio, Paolo Rabitti, nel suo messaggio ha dato il segnale di una scelta che lega vita e morte dellartista alla religione: «Qui ebbe il battesimo in Cristo, quel tesoro che ora porta con sé al di là delle nuvole, come direbbe lui».
Oltre quelle nubi del cielo di Ferrara. Quel cielo, quel colore così importante per la sua stessa esistenza: «Siamo stati insieme tante volte a Ferrara - ha detto Wenders quando il feretro ha lasciato S.Giorgio - e ho realizzato quanta calma venisse alla sua mente, ai suoi occhi, da questo cielo, da questo luogo».
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