Per andare avanti meglio guardare indietro

Alessandro GnocchiPer essere innovativi, come osservava Giuseppe Prezzolini, bisogna conservare il conservabile, se non proprio salvare il salvabile. Guardare indietro per andare avanti. Ecco un piccolo elenco di cose che i padri dovrebbero preservare al fine di trasmetterle ai figli. Lo ha stilato il filosofo Roger Scruton in Essere conservatore (D'Ettoris editori): «L'opportunità di vivere la nostra vita come vogliamo; la certezza dell'imparzialità del diritto, che fa sì che le nostre istanze di giustizia trovino risposta e le offese subite siano riparate; la tutela dell'ambiente come patrimonio di tutti e che non può essere espropriato o distrutto a capriccio degli interessi dei potenti; una cultura aperta e viva, che ha plasmato le nostre scuole e università; il metodo democratico, che ci permette di eleggere chi ci rappresenta e di promuovere quelle leggi che vogliamo siano promulgate». Aggiungiamo pure ciò che Scruton dà per scontato: la libertà d'espressione, la sicurezza della proprietà e della vita familiare. Scontato? Mica tanto, e non solo perché su alcuni dei punti ricordati l'Italia è storicamente in ritardo. In realtà l'ideologia dominante del politicamente corretto, con annessi e connessi, ovvero il multiculturalismo e l'autocensura di fronte al fondamentalismo islamico, minaccia proprio questo modo di vivere, definito occidentale, che a noi invece piace nonostante i suoi difetti.

La parola «conservatore», nel nostro Paese, si usa spesso con disprezzo per indicare una persona ottusa e refrattaria a ogni novità. Che idiozia. Il conservatore non è contrario alle novità in quanto tali ma se la ride delle avanguardie «creative» che vogliono peggiorare il mondo.

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