Non lasciatevi ingannare dal titolo, soprattutto se avete raggiunto l’età della ragione o meglio ancora L’età del dubbio (Sellerio). A differenza di quel che appare, il povero Montalbano non è minacciato da una banale middle age crisis. E comunque, anche se lo fosse, non lo vedrete mai indossare giacche destrutturate, jeans neri e stivaletti à la Beatles, in un ultimo singulto giovanile. È minacciato dal romanzesco di Camilleri. Tutto ciò che il suo artefice gli fa capitare è mostruosamente romanzesco. Quindi se una mattina si sveglia e fuori c’è il temporale, si tratta di un uragano. Esce per andare al lavoro? La via è bloccata da centinaia di automobili ferme perché la strada è franata. Si affaccia sulla voragine che ha inghiottito l’asfalto? Si accorge che una vettura sta quasi per finirci dentro. Bussa sul finestrino per avvertire il conducente che se non scappa sono guai? Scopre che al volante c’è...
Una bella donna, diranno i miei piccoli lettori che hanno letto tutto Camilleri e sanno come vanno le cose nel reame immaginario di Vigàta. E invece no, nessuna bella donna: un burattino, piuttosto, una tipa magra e brutta la quale... Presto, il romanzesco, il romanzesco! ...la quale è la nipote di una ricchissima e piacente vedova che vive su una barca, va da sé, da sogno («guarda che quello è uno yacht tra i migliori del mondo. Un bestione di ventisei metri», assicura un personaggio). Se poi lo yacht, per quanto straordinario, non dovesse bastare, facciamogli comparire accanto per magia, nello stesso porto, un impressionante motoscafo e mi raccomando, che sembri uscito da un film di James Bond. «L’Asso di cuori? Quello è un Baglietto di diciotto metri e 63, dotato di due potenti motori GM. Va dove vuole». A questo punto forse l’accoppiata yacht-motoscafo-piacente vedova comincia ad apparire eccessiva persino al buon Montalbano, pure avvezzo alle esagerazioni di Camilleri. Non sarebbe il caso di darsi una calmata? Niente da fare, comanda l’autore e dunque nix, lo yacht e il motoscafo restano, e resta anche la piacente vedova che per sovrappiù scorge un canottino piccolo piccolo, mai usato in precedenza, però costruito in Inghilterra e con un morto dentro.
Per fortuna, girata la boa delle cento pagine, la narrazione vira verso la commedia e il suo protagonista può tirare il fiato. E tiriamo il fiato anche noi lettori, ormai apertamente preoccupati dalla china che aveva preso il racconto. Perché non esiste solo la solitudine dei numeri primi, esiste anche l’euforia dell’elevamento a potenza.
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