Daniele Petraroli
Alle 7 di lunedì sera il problema dellAngelo Mai sembrava risolto. «Lo sgombero si è concluso oggi con soddisfazione di tutti - annunciava con enfasi il vicecapo di Gabinetto del Comune e vero plenipotenziario del sindaco, Luca Odevaine -. Per le 27 famiglie che avevano trovato una sistemazione nellex scuola abbiamo trovato una soluzione abitativa adeguata. È stato risolto anche il problema di locazione per le associazioni socio-culturali che operavano nelledificio, che tornerà a essere una scuola. Presto, infatti, inizieranno i lavori di restauro della struttura che ospiterà, come da impegni presi dallamministrazione comunale, la nuova sede del Viscontino».
Tutto bene, dunque, a leggere la nota del Campidoglio. Soddisfatti occupanti, residenti del quartiere Monti e studenti del Viscontino. Purtroppo, però, la realtà è diversa da quanto raccontato da Odevaine. Lunedì, infatti, a traslocare dallAngelo Mai sono state solo le 27 famiglie che vivevano da un anno e mezzo nelledificio. E non senza problemi, peraltro. Se per le 12 finite in un albergo sulla Tuscolana le cose sono, per il momento, sistemate, peggio è andata alle 15 trasferite ad Aranova. «Ci stanno proponendo delle vere e proprie topaie», la dichiarazione, sempre nella serata di lunedì, di Gino Chiapparelli del Comitato popolare di lotta per la casa (Action). E ieri laccordo per un nuovo trasferimento, che avverrà venerdì in un hotel di piazza Torre Gaia.
Ma è sul centro sociale, retto dalla onlus «Probasis», che si scoprono le cose più interessanti. Loccupazione, infatti, sopravvive. A dispetto di tutti i proclami dellamministrazione capitolina. I ragazzi, cui era stato proposto dal Comune un ex fienile sullAppia Antica da ristrutturare entro un paio danni, continuano le loro attività allinterno dellAngelo Mai e non hanno la minima intenzione di cambiar sede. Inoltre minacciano battaglia. Dal loro sito Internet, con un appello («Restiamo pronti a mobilitarci», si legge) e una raccolta firme (cui hanno aderito anche Vinicio Capossela, Ascanio Celestini, Stefano Benni e Leo Gullotta che, con ogni probabilità, non abitano nel rione Monti) e per telefono. «Abbiamo letto sui giornali le dichiarazioni false del Comune - racconta una ragazza del coordinamento - non capiamo come possano dire una cosa del genere. Probabilmente stanno usando questa vicenda per la loro campagna elettorale.
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