Politica

Animali: la sinistra fa festa per la legge che non voleva

Verdi e Margherita si attribuiscono la paternità del provvedimento contro i maltrattamenti. Ma un anno fa in Parlamento votarono contro

Gabriele Villa

Accadono cose curiose nel curioso mondo della politica. Colpa della disinvoltura, forse, come rimprovera spesso la gente a chi è stato eletto, con cui vengono affrontati anche gli argomenti seri. E colpa anche della sbadataggine. Un momento di distrazione, per carità, può capitare a tutti. Anche a gente come D’Alema e Veltroni che di solito sono così precisi e rigorosi quando si tratta di rimproverare gli altrui errori. E se uno si distrae o ha la memoria corta, come forse ce l’hanno i signori D’Alema e Veltroni, può persino accadere, nel curioso mondo della politica, che ci si spertichi in lodi e si organizzino festeggiamenti in pompa magna, attribuendosi la paternità di una legge che non si ha nemmeno votato.
Per la cronaca, la legge in questione riguarda i maltrattamenti degli animali. Un provvedimento sacrosanto, finalmente arrivato in porto, dopo un lungo iter parlamentare, l’anno scorso, più o meno di questi tempi, ma - particolare tutt’altro che trascurabile - voluto e approvato in modo compatto solo dalla maggioranza di governo, mentre Verdi e Margherita votarono contro. Quanto ai Ds si astennero. Posizione che al Senato, per chi non lo sapesse, funziona come voto contrario. Fin qui la vera verità che ci ha rammentato, puntualmente e puntigliosamente in una e-mail inviata al sito web del Giornale, Paolo Spicacci che di Forza Italia è il responsabile nazionale sul fronte della tutela dei diritti degli animali.
«La sinistra ha deciso di festeggiare pubblicamente il primo compleanno della legge, di una legge che ha osteggiato capite? Sono strabiliato - si è sfogato ieri Spicacci - questo è l’ennesimo trucco dell’opposizione per distorcere a suo piacimento la verità». La manifestazione organizzata al Bau Park, nel quartiere Prati a Roma, è stata all’ultimo momento disertata da Veltroni che «forse - rileva Spicacci - dopo aver letto la lettera in cui gli rammentavo come era andata, ha preferito soprassedere». Ma D’Alema c’era. Lui, con un labrador al guinzaglio, assieme alla senatrice Acciarini, di sinistra ecologista, ha dispensato benedizioni e imprimatur presenziando all’incontro e a chi gli ha ricordato la verità, ovvero le affermazioni di Spicacci, ha risposto «che non aver votato questa legge non significa non amare gli animali». La sfrontatezza dell’opposizione nel caso specifico supera, come sottolinea Paolo Spicacci, i limiti del tollerabile considerato che «sono anni che vado dicendo che il fallimento delle politiche animali della sinistra basate sul mero assistenzialismo e non su un vero progetto finalizzato alla realizzazione di una reale società degli animali ha portato il nostro Paese ad avere una popolazione di oltre quaranta milioni di animali che vivacchiano alla luce delle poche, ma forse troppe, in verità, leggi che li riguardano».
Riassumendo: «Anche se rappresento una parte politica ben precisa e ne sono fiero - rileva Spicacci - io non amo la politicizzazione degli animali ed odio l’ipocrisia di chi vuol cavalcare i successi altrui. Io, per esempio, sono anni che vado dicendo che si deve guardare all’istituzione di un commissariato straordinario per le politiche animali presso la presidenza del Consiglio per risolvere concretamente i problemi dei nostri più fedeli amici piccoli o grandi che siano». «Mi rendo conto - ha ammesso con schiettezza Paolo Spicacci all’uscita da un incontro, non proprio confortante alla regione Lazio sugli argomenti che più gli stanno a cuore - che i problemi del Paese sono altri e, forse, più gravi, ma, come diceva qualcuno più importante di me, la civiltà di un popolo passa anche attraverso il modo in cui si trattano gli animali».

E da come li tratta la sinistra, si potrebbe aggiungere.

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