Marta Ottaviani
«Al momento non ci sono elementi sufficienti per ritenere che questo gesto sia legato a una forma di protesta riconducibile alla visita di Papa Benedetto XVI in Turchia». È stato telegrafico Binali Yildirim, ministro dei Trasporti turco, unico esponente del governo di Ankara ad aver commentato il dirottamento su Brindisi del Boeing 747-400 della Turkish Airlines. Cercando di buttare altra acqua sul fuoco, Yildirim ha anche aggiunto: «Secondo le informazioni di cui siamo in possesso, questa persona vorrebbe ottenere l'asilo politico in Italia». Per il resto, tutto l'esecutivo tace, compresi il primo ministro Recep Tayyip Erdogan, in visita ufficiale a Londra per parlare con Tony Blair e il ministro degli Esteri Abdullah Gül.
Le uniche informazioni arrivano da Muammar Güler, governatore della provincia di Istanbul, che pur non essendosi mai sottratto alle domande della stampa, ieri sera all'aeroporto di Istanbul ha preferito dire solo che il dirottatore si chiama Hakan Ekinci e poche altre informazioni. Güler ha aggiunto che si trattava di un disertore e che su di lui stavano già indagando sia il dipartimento di sicurezza della città turca, sia quello di Tirana. In particolare, sembra che Evinci fosse partito da Istanbul alla volta di Tirana lo scorso 6 maggio, per poi tornare in Turchia il primo settembre.
Nient'altro. Nessun cenno al motivo del suo gesto. Forse perché questa vicenda, drammatica e paradossale al tempo stesso, deve ancora essere chiarita. Forse perché adesso la Turchia stessa comincia ad aver paura. I vertici di Turkish Airlines hanno convocato un tavolo per la sicurezza urgente. La compagnia di bandiera, considerata una delle più sicure del mondo, ha fatto sapere che verranno varate nuove misure di controllo. Nell'attesa di chiarire come un solo uomo, e per giunta disarmato, possa aver dirottato un volo che contava su un equipaggio di sei membri. In tutto il Paese, ieri sera, cera sgomento. E se tutti, a differenza di quanto dichiarato dal ministro Yildirim, concordavano nel collegare il dirottamento alla visita che Benedetto XVI compirà il prossimo novembre, molti hanno sottolineato che l'evento è preceduto da una serie di segnali che sono tutto fuorché confortanti.
Sono passate solo poche settimane dallo scandalo provocato dal libro Papa'ya suikast (Attentato al Papa, ndr), romanzo giallo di uno scrittore semi-sconosciuto, che racconta come Benedetto XVI verrà ucciso durante il suo viaggio a Istanbul. Non solo. Poco più di 10 giorni fa Ali Agca, che nel 1981 cercò di uccidere Papa Giovanni Paolo II, ha rivolto al Pontefice le seguenti parole: «La tua vita è in pericolo, non venire in Turchia».
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