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30 anni e non li dimostrano

Nessuno ne parla e loro lavorano sotto traccia, all'ombra - e probabilmente incuranti - dei riflettori puntati sui loro coetanei campioni dello sport, del pop-rock-rap-trap o dello spettacolo

30 anni e non li dimostrano

Nessuno ne parla e loro lavorano sotto traccia, all'ombra - e probabilmente incuranti - dei riflettori puntati sui loro coetanei campioni dello sport, del pop-rock-rap-trap o dello spettacolo. Sono i trentenni (a volte neppure tali) che stanno contribuendo a dare nuova forma al nostro futuro, coniugando ricerca e slancio imprenditoriale 2.0. Spesso sono talenti puri, talvolta ribelli, impegnati a sfidare lo status quo, ad andare sempre oltre con un approccio anticonvenzionale.

Talento ribelle, oltre che startupper seriale, è senz'altro Michele Grazioli, 27 anni, copertina Forbes 2021, papà piccolo impresario edile e mamma casalinga, cresciuto a Gallignano, un centro di mille abitanti in provincia di Cremona. È il fondatore di Vedrai, piattaforma che a due anni dalla nascita ha già raccolto 45 milioni di investimenti. Vedrai sviluppa agenti virtuali che tramite l'intelligenza artificiale simulano l'impatto delle decisioni prima che vengano prese. Agisce secondo il principio del satellitare: fissata la meta-obiettivo, ti fa arrivare nel più breve tempo possibile optando per le vie più rapide ed evitando gli incidenti. Pensato per le piccole e medie imprese, già al suo nascere ha convinto una serie di investitori illustri pronti a sostenerlo: da Piero Angela a Andrea Bocelli, Giorgio Chiellini, Sandro Veronesi, Denis Masetti, Mario Gnutti.

Consapevole di avere il bernoccolo della matematica, Grazioli si è preso proprio per questo una laurea in economia: «Ho pensato che la parte scientifica avrei potuto coltivarla per conto mio, mi viene naturale. Era meglio costruire le competenze per gestire le start up a venire». A 13 anni già aveva creato un algoritmo per leggere i dati generati dalla impresa edile - tre dipendenti in tutto - del padre. «Vedevo papà perennemente preoccupato per le difficoltà di prevedere cosa sarebbe successo nei mesi a seguire, con questo strumento gli ho dato lo strumento per farlo». Appassionato di storia, Grazioli ha un debole per la Roma dell'imperatore Augusto e per il Rinascimento, «epoche che videro fiorire ecosistemi tali da favorire l'arte, la cultura, l'economia. Io sono riuscito a lanciare Vedrai perché attorno a me si è creato un ecosistema pronto a recepirlo».

E qui sta il punto. Non basta la scintilla dell'idea vincente. I visionari hanno bisogno di un contesto che la comprenda e sponsorizzi affinché venga tradotta in un prodotto capace di sbarcare sul mercato. Questo avviene quotidianamente in un'area come l'americana Silicon Valley, culla di una serie infinita di start up tecnologiche. Grazioli l'ecosistema se l'è creato da sé. Lo stesso fece a suo tempo anche un tale Federico Marchetti: bussò a diverse porte fino a quando trovò chi scommise su di lui (era Elserino Piol) riuscendo così a tradurre in realtà la poi fortunata azienda miliardaria Yoox.

La stessa scintilla si è accesa in Luca D'Alessandro (1991), ingegnere di Chieti. Ha creato Phononic Vibes, una volta terminati gli studi al Politecnico di Milano (e dopo aver vinto le olimpiadi di Matematica, Fisica e Scacchi). In Italia ha avviato una fase di ricerca completata al Mit di Boston (migliore università al mondo) e all'ateneo di Berkeley. Alla testa di una squadra di coetanei trentenni, D'Alessandro ha brevettato soluzioni senza precedenti nel campo dell'isolamento di vibrazioni e rumore. «Tutto si basa su una tecnologia che trasforma qualsiasi materiale in fono o vibro-assorbente. La chiave è nella forma che diamo alla materia, non nella materia prima. E questo - spiega D'Alessandro - consente l'utilizzo di materiale di riciclo». Phononic Vibes impiega 20 professionisti, ha raccolto 2,3 milioni di investimenti, ma già si sta lavorando a un round da 6 milioni. Nel portfolio vi sono clienti come Deutsche Bahn, LendLease con il progetto MIND, Elica SpA per lo sviluppo nelle cappe da cucina, il gruppo Ariston per le pompe di calore, Adler Pelzer Group per l'introduzione nell'automotive. I ragazzi di Phononic hanno sperimentato i migliori centri di ricerca statunitensi, poi sono rientrati in Italia, a Sesto San Giovanni: perché? «Siamo convinti del valore dell'imprenditoria italiana e lottiamo per sviluppare la nostra industria manifatturiera avanzata. Qui le piccole e medie imprese sono eccezionali. Stando al Mit e a Berkeley, ci siamo convinti che chiunque può cambiare lo status quo. Servono solo professionalità e risultati», dice D'Alessandro.

C'è un tocco a stelle e strisce anche nel progetto di Francesco Borghi, fiorentino, classe 1992. Dato che voleva crescere subito a livello globale, s'è rivolto a un fondo americano per dare impulso alla sua piattaforma - ShippyPro - pensata per rendere più efficiente le vendite online, riunendo in un unico ambiente digitale marketplace, e-commerce e corrieri. Dal 2016 a oggi ha assunto 65 persone, per il 2022 ha un bilancio previsionale di 12 milioni e nel portfolio conta clienti come Nespresso, Lush, Patrizia Pepe, Replay Jeans, Arena; tra i suoi partner c'è Amazon.

Sono sbarcati Oltre Oceano anche Pietro Buzzega e Alberto Cenzato, due under30 che a CovisionLab, piccolo distretto tecnologico di Bressanone, hanno messo a punto Covision Quality, prodotto accolto nel grembo della californiana Alchemist, un potentissimo acceleratore (così si definiscono le strutture che fanno crescere le start up), con un tasso di riuscita altissimo. Covision Quality è un software che automatizza il processo di ispezione visiva, il prototipo ha conquistato Ravi Belani, padre fondatore di Alchemist e un passato nella società che investì in Skype, Tesla, SpaceX.

E sempre in Alto Adige, nel NOI Techpark di Bolzano, è fiorita la creatura di Nikolaus Widmann (1992), artefice di inewa: una cosiddetta Esco (Energy Service Company), attiva nel sostenere la transizione energetica. Inewa ha realizzato oltre 70 progetti, ha 30 impianti di proprietà, un portfolio di oltre 250 clienti attivi per un valore contrattualizzato della produzione di oltre 100 milioni di euro.

E con Lorenzo Pinto si abbassa ulteriormente l'asticella dell'anagrafe. Padovano, 25 anni, ha sviluppato l'algoritmo di Futura, piattaforma che personalizza l'apprendimento democratizzando la formazione di fascia alta. Ha già lavorato come Tech Product Manager di Amazon in Lussemburgo, sperimentando cosa voglia dire «far parte di una delle più grandi aziende al mondo, gestendo un team che ha un impatto su milioni di utenti». Poi è entrato in H-Farm College, il polo dell'innovazione di Treviso, dove ha preso forma Depop, la società per lo shopping online venduta l'anno scorso per 1,6 miliardi di dollari. Ora con Pinto sta prendendo forma Futura. Tutto italiano è invece il sistema robotico impiantabile che àncora capsule magnetiche nel corpo umano infondendo insulina. La scoperta, pubblicata sulla rivista internazionale Science Robotics, fa capo all'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna che ha cooperato con l'Università di Pisa e l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. Fra i principali autori dello studio c'è Veronica Iacovacci, 33 anni, di Latina ma dal 2007 a Pisa per frequentare la facoltà di Ingegneria Biomedica. Ora si divide fra l'istituto pisano e la Chinese University di Hong Kong. La storia di Iacovacci e del team di 14 ricercatori è l'ennesima conferma che nei nostri centri universitari e di ricerca c'è un potenziale enorme che va sostenuto.

Si può chiudere con la storia di un altro fuori scala: Loris Caputo, classe 2002 di Salerno, ha ideato la piattaforma digitale Miutfin, dove gli artisti emergenti possono produrre e distribuire la propria musica tramite machine learning, blockchain e intelligenza artificiale. Grazie a una tastiera virtuale chiunque può creare tracce musicali, fare campionature, cantare. Una volta prodotta la traccia, l'artista la può condividere sulla piattaforma e via social. Miutfin verrà presentato a fine maggio allo Smau di Londra a una platea di imprese, start up e investitori. Non solo: Caputo - al primo anno di Ingegneria Informatica - ha conquistato la stima di Marco Landi, ex presidente mondiale di Apple che ha investito nel progetto e continua a seguirne la crescita. Come avvenne l'incontro? Caputo ha contattato Landi via social.

Tempo 24 ore e il ponte era fatto.

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