«Anni di piombo incompresi? La responsabilità è anche nostra»

RomaQuesta volta non è, come ventiquattr’ore prima, una critica alla Lega Nord, ma a tutta la politica, e se vogliamo in particolar modo alla sinistra, e quindi anche a se stesso. Tornando sul caso Battisti durante la sua visita a Ravenna, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha commentato: «È mancato qualcosa alla nostra cultura e alla nostra politica per trasmettere, e far capire davvero, il senso di ciò che accadde in quegli anni tormentosi del terrorismo». Ma la visione distorta che alcuni Paesi possono percepire del terrorismo italiano degli anni Settanta non è frutto della politica degli ultimi anni, quanto dell’ultimo trentennio. La riflessione di Napolitano, si informa da ambienti del Quirinale, è in effetti di carattere «generale». E a ben vedere, viene da aggiungere, si riferisce a quelle forze politiche che con meno intransigenza hanno trattato la questione dell’eversione interna. Lo stesso Napolitano, prima di fare il presidente della Repubblica, è stato esponente di spicco del Pci prima e del Pds e dei Ds dopo.
Il capo dello Stato è intervenuto ad un convegno su Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini, dove ha ricordato Roberto Ruffilli, «ultima vittima dei colpi ciechi delle Br e del terrorismo». Ed è stata questa l’occasione per augurarsi che non «si disperda la memoria e la consapevolezza della resistenza così come la difesa della memoria dall’attacco terroristico». L’Italia non è riuscita a spiegare «anche nel rapporto con Paesi amici» quale «forza straordinaria sia servita per battere il terrorismo».
Anche la sinistra brasiliana sta iniziando a covare dubbi sulla decisione di Lula. Un deputato federale del PSDB (il partito socialdemocratico) Fernando Francischini, ha presentato un ricorso al Tribunale Federale Supremo perché sia sospesa la decisione di Lula di non estradare Battisti. La mancata decisione causa anche «una grave crisi diplomatica con il governo italiano».
Prima del verdetto del Tribunale Supremo, il parlamento italiano non esaminerà l’accordo di cooperazione militare previsto «per questo mese», ha spiegato ieri, intervistato a Che tempo che fa, il ministro degli Esteri Franco Frattini.

La ratifica verrà «sospesa», non cancellata: «Era calendarizzato ma il clima non è propizio a votarlo». Si aspetterà «la decisione del Supremo tribunale federale». La decisione di Lula è stata, per Frattini, «una brutta fine di mandato di un bravissimo presidente dettata da motivazioni ideologiche».

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