RomaFabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Popolo della libertà, di nuovo una bufera intorno a una trasmissione di Michele Santoro. Non pensa che agli italiani possa venire il sospetto che la politica non vuole il giornalismo che incalza il potere?
«Ma ad Annozero non mi pare nessuno abbia incalzato la politica. Semmai hanno fatto uninvettiva lunga due ore. Le critiche sono giuste, in ogni caso, ma la trasmissione di Santoro è qualcosa di diverso. E non dico lultima, tutte».
Ricerca di audience a tutti i costi?
«No, non è un fenomeno puramente televisivo. È un fenomeno televisivo collocato in un particolare contesto politico».
Quale?
«Il punto di partenza è che quella di Santoro è una trasmissione della Rai, quindi servizio pubblico e per questo dovrebbe assicurare in primo luogo un pluralismo reale. E poi dovrebbe fare i conti con il particolare momento che sta attraversando il Paese».
Cioè con il terremoto?
«Con il dramma di poco meno di 300 morti e migliaia di sfollati. E con il fatto che sullintervento del governo e della Protezione civile cè stato consenso unanime e una sorta di tregua, per senso di responsabilità, da parte di tutte le forze politiche».
Tranne quella di Antonio Di Pietro...
«Appunto. Cè un gruppo politico, lItalia dei valori, triangolato con Travaglio. Unico giornalista del Paese con il privilegio di mandare in onda ogni settimana un messaggio di cinque minuti, senza contraddittorio».
E questi sono due angoli. Il terzo?
«Un gruppo di magistrati alla De Magistris, quelli che poi passano in politica e mantengono una certa continuità tra il prima e il dopo. Ecco, questo gruppo ha a disposizione una trasmissione di alcune ore in una televisione di Stato. Questo è il dato clamoroso».
Il pluralismo si può però cercare nella presenza di altre trasmissioni che hanno impostazioni politiche diverse...
«Nessun gruppo politico ha a disposizione unintera trasmissione. LItalia dei valori, invece, sì. Non si può nemmeno dire che sia una tribuna per lopposizione, visto che il Partito democratico ha una linea del tutto diversa».
Però Santoro fa parlare anche persone che non la pensano come lui.
«Le voci dissenzienti sono marginalizzate. Travaglio parla per un periodo immenso da un punto di vista televisivo, e le cose che dice non sono discusse da nessuno. Se Annozero fosse pluralista ci sarebbe, subito dopo, qualcuno che controbatte le sue tesi, per lo stesso tempo».
Quindi condivide chi, come il critico televisivo Aldo Grasso, ha parlato di abuso di libertà di informazione?
«Improprio evocare la libertà di informazione per Annozero visto che lì la libertà di informazione è negata».
Lei sostiene che quello di Santoro è parte di un disegno politico. Quale?
«La trasmissione ha la stessa funzione che Samarcanda aveva nel 92 e nel 94 rispetto ai magistrati di Mani pulite».
Con quale obiettivo?
«Duplice. Un attacco frontale al governo e anche un mutamento dei rapporti di forza tra le due componenti dellopposizione. Una che è al limite delleversione, Italia dei valori, e unaltra, il Partito democratico, che ha commesso a suo tempo il gravissimo errore di voler utilizzare una forza politica del due per cento e che ora invece rischia di essere dissanguata sul terreno del giustizialismo. A mio avviso ne vedremo delle belle».
Cosa succederà?
«Altre iniziative da parte di Procure. Una previsione che potrebbe essere smentita dai fatti, ma sarebbe un errore dare uninterpretazione riduttiva di quello che è successo».
E se invece il problema fosse, come sostiene lIdv, che il Pd è troppo «molle» e non fa vera opposizione?
«Questo è un problema tra loro due. Ma Italia dei valori usufruisce di una trasmissione di due ore e nessuna forza politica ha questo privilegio. Nemmeno il premier che viene accusato perché è il proprietario di un gruppo mediatico. E nemmeno il Pd può permettersi il lusso di avere una trasmissione con un killer ai suoi ordini che per due ore investe gli avversari politici».
Un caso unico nel panorama televisivo?
«Sì, Porta a Porta è moderata e pluralista. Ballarò potrà essere considerata orientata politicamente, ma è ugualmente pluralista».
E allora che cosa dovrebbe accadere?
«Bisognerebbe che anche Annozero fosse caratterizzata da un reale pluralismo, sia dal punto di vista informativo, sia dal punto di vista delle fonti. Mi rendo conto che formulare unipotesi del genere con quella conduzione rischia di apparire contraddittorio se non ridicolo. Ma questi sono i principi ai quali si devono attenere le trasmissioni Rai».
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