«Un’antica cascina minacciata dal cemento»

Si trova a Figino. Un medico lancia l’Sos: «Patrimonio dell’800. Va salvato». Palazzo Marino: «No ai “delitti”, controlleremo...»

Marta Bravi

La macchina delle denunce messa in moto dall’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi è ormai inarrestabile. E le spie dei quartieri continuano a scriverci per segnalare edifici minacciati dalle speculazioni edilizie o brutture che irritano il loro senso estetico.
Questa volta a essere in pericolo è un altro pezzo di Milano. Un cascinale dell’800, ancora in parte adibito a uso agricolo, inserito in un contesto d’eccezione per Milano. La cascina, infatti, si trova in un antico borgo a due passi dal parco Agricolo Sud che, con le sue piantagioni di mais e risaie, offre ospitalità a fagiani, falchi, ricci e agli aironi cinerini. Non solo, nel borgo esiste ancora una parrocchiale, di medioevale memoria.
Insomma un paradiso alle porte di Milano. Non solo, anche il simbolo della cultura agricola lombarda. Ebbene, la cascina di Figino (via Filangieri 12), che si porta sulle spalle più di un secolo di vita e di tradizioni contadine, sta per essere «violentata». Nel suo patio, infatti, verrà costruita una palazzina in cemento armato di sei piani.
Non c’è da perdere tempo. Lo scempio è già in atto: la stalla, infatti, è già stata abbattuta per far posto alle fondamenta della palazzina. «Mi rivolgo all’assessore Sgarbi nella speranza di salvare e valorizzare - scrive Nicola Corbascio - il nostro immenso e misconosciuto patrimonio artistico e naturalistico, di cui fanno parte anche le residenze storiche di campagna, spesso a rischio di abbattimento. Scrivo per chiedere l’aiuto dell’assessore per salvare la cascina ed evitare un ennesimo scempio a danno della nostra già molto danneggiata e offesa città».
Come successo negli altri casi di segnalazioni ricevute, puntale è arrivata la reazione di Vittorio Sgarbi, che grida allo scandalo: «Vedo con amarezza che i delitti continuano, ma con me non avranno certo vita facile.

Questa sera farò un sopralluogo per verificare la situazione e vedere che cosa si può fare per fermare questo delitto».
Non resta altro da fare che aspettare che «il vendicatore del bello» si metta in moto, con l’impeto burrascoso che lo caratterizza, e sfoderi la sua spada.

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