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Anticipazioni Domani Benedetto XVI metterà l’accento sulle radici comuni

Un discorso spirituale, per guardare in avanti. Un discorso in buona parte dedicato a sottolineare le radici comuni che legano in modo unico ebrei e cristiani. È questo ciò che filtra in queste ore dai palazzi vaticani, mentre Benedetto XVI sta completando gli ultimi ritocchi all’intervento che terrà nel corso della visita alla Sinagoga di Roma. Un appuntamento a cui Papa Ratzinger, che da teologo ha molto riflettuto sull’argomento, tiene in modo particolare.
In Vaticano si tende a non dare troppo peso alle polemiche che due giorni fa hanno contrapposto i due più autorevoli rabbini italiani, Giuseppe Laras e Riccardo Di Segni, sull’opportunità della visita. E si insiste, invece, sulla necessità di continuare sulla strada iniziata, quella del dialogo. Una strada che Oltretevere viene definita «irreversibile».
Il discorso di Benedetto XVI ricorderà la precedente visita di Giovanni Paolo II, avvenuta nel 1986. La visita durante la quale Papa Wojtyla disse agli ebrei: «Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori». Su questa scia, il suo diretto successore, ricorderà l’alleanza che accomuna le due fedi, come già il Concilio Vaticano II aveva sancito con la dichiarazione Nostra Aetate. Entrando per la prima volta da Papa in una sinagoga, a Colonia, nell’agosto del 2005, Ratzinger aveva detto: «Sia gli ebrei che i cristiani riconoscono in Abramo il loro padre nella fede e fanno riferimento agli insegnamenti di Mosè e dei profeti. La spiritualità degli ebrei come quella dei cristiani si nutre dei salmi. Con l’apostolo Paolo, i cristiani sono convinti che i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili».


Ma l’atteso discorso di Benedetto XVI cercherà anche di tradurre concretamente i possibili ambiti di un lavoro comune che può trovare alleati ebrei e cristiani nella società secolarizzata: ad esempio quello del rispetto della «dignità umana», dell’«amore e del rispetto verso tutte le creature». Non mancherà, nel testo papale, una nuova condanna dell’antisemitismo e dell’odio e delle persecuzioni inflitte agli ebrei lungo i secoli.

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