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Si insedia il parlamento ma è stallo sulle presidenze

Non c'è accordo per le presidenze. Il M5S vota i suoi candidati. Pd, Pdl e "montiani" lasciano scheda bianca. Ma Vendola invita Bersani ad appoggiare un grillino alla Camera

Si insedia il parlamento ma è stallo sulle presidenze

Una fumata nera dopo l'altra. La XVII legislatura inizia ufficialmente con uno stallo. Oggi ci sono state le prime votazioni per scegliere i presidenti delle Camere. Votazioni che confermano che il centrosinistra, pur avendo vinto di un pugno di voti, abbiaa di fatto perso le elezioni. Incapace di trovare un accordo con il Movimento 5 Stelle, il Pd ha deciso di votare scheda bianca anche se il leader del Sel Nichi Vendola apre a un grillino alla guida della Camera. Stessa strategia anche per il Pdl: che ha votato scheda bianca in entrambi i rami del parlamento sperando che, nelle successive, i democrat mettano fine alla "strana rincorsa" ai grillini e accettino un'intesa col Pdl e i centristi di "Scelta Civica". "Questa giornata è solo un inutile spreco di denaro pubblico - ha commentato la capogruppo grillina alla Camera, Roberta Lombardi - una giornata assurda nella quale si spendono inutilmente 420mila euro".

Alla fine non c'è stata alcuna "marcia" dal Colosseo a Montecitorio. I grillini si sono limitati a una disciplinata fila davanti ai "cancelli", mezz’ora prima dell’inizio. In fila, ordinati, in abiti adeguati alla solennità del momento, con la capogruppo dei Cinque Stelle Roberta Lombardi ad aprire la fila e tutti con l’inseparabile valigetta porta pc sempre a tracolla, quasi mai in mano. Una volta entrati a Montecitorio, il M5S ha occupato i posti che prima appartenevano a parte del Pdl e dei futuristi di Gianfranco Fini. Nella prima seduta non c’è assegnazione predefinata dei posti che verranno assegnati successivamente dall’ufficio di presidenza. La giornata si preannuncia in salita, soprattutto a Palazzo Madama dove Bersani non ha la maggioranza per riuscire a portare a casa la seconda carica dello Stato. "A piedi verso Palazzo Madama - ha commentato il capogruppo pentastellato Vito Crimi - la gente che ci incrocia e ci incoraggia a tener duro e a non mollare adesso non ha prezzo". I neo eletti ci tengono a segnare la differenza rispetto agli esponenti degli altri partiti. A partire dalle alleanze: non scenderanno, infatti, a patti con Pier Luigi Bersani nemmeno sulle presidenze delle Camere. "Non posso raggiungere alcun accordo con il partito di Bersani o di Berlusconi", ha detto Beppe Grillo alla televisione pubblica Ard. "I partiti classici non hanno capito cosa è accaduto - ha continuato il comico genovese - parlano di alleanze e compromessi ma tutto questo esiste sempre meno. I cittadini vanno in rete, si informano e scambiano le informazioni". In realtà, al di là degli slogan, il guru pentastellato sembra temere che i suoi lo abbandonino per andare a ingrossare le fila dei democratici.

Oggi Silvio Berlusconi non era presente a Palazzo Madama perché è ancora ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano. A Roma ci pensa il segretario del Pdl Angelino Alfano a tracciare la linea del centrodestra chiedendo un governo di garanzia che non danneggi l’economia né acuisca la pesante crisi economica che grava sulle tasche degli italiani. "Piuttosto si vada a elezioni a giugno", ha spiegato l'ex Guardasigilli ribadendo il proprio "no" a un presidente della Repubblica che non sia garante. "Non vogliamo presidenza di Camera o Senato - ha spiegato Alfano ai gruppi del Pdl - il Pd è all’accanimento terapeutico". Nel corso della riunione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato la rappresentante del M5S, Serenella Fucksia, non ha sollevato la questione dell’ineleggibilità del leader del Pdl. "Nel caso di berlusconi, qualora fosse accolta la nostra istanza - aveva spiegato in mattinata il capogruppo dei Cinque Stelle Vito Crimi - vedrebbe cadere a catena anche i suoi avvocati". Nel corso della riunione di Giunta si è, invece, affrontata solo la questione dei subentri dei senatori.

Come previsto, in mattinata e nel pomeriggio hanno prevalso di gran lunga le schede bianche, nella prima votazione per l’elezione del presidente del Senato. Per la scheda bianca hanno optato infatti tutti i partiti, tranne il Movimento 5 Stelle, che ha votato il suo candidato, Luis Alberto Orellana. Dall’urna di Palazzo Madama sono usciti anche tre voti per Alessandra Mussolini, quattro per Cosimo Sibilia, uno per Emilio Colombo, che presiede la seduta, due per Luigi Compagna e uno per Domenico Scilipoti. C’era anche un voto per Englaro. Colombo ha dichiarato anche quattro schede nulle. Stessa scena a Montecitorio: nella prima votazione per l’elezione del presidente della Camera ci sono state 459 schede bianche. Il più votato è stato il grillino Roberto Fico che ha incassato 108 voti del suo gruppo parlamentare. E proprio a Fico guarda con favore Nichi Vendola. "L’auspicio è che si possa determinare una scelta in favore di un candidato del M5S", ha spiegato il leader di Sel auspicando "un atto unilaterale del centrosinistra". In realtà, nel pomeriggio, a Montecitorio c'è stata una seconda fumata nera sfumando la possibilità di trovare il presidente.

Il più votato è stato ancora Fico incassando 110 voti (due voti in più rispetto alla prima volta).

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