Alberto Cantù
da Piacenza
Per la sua prima uscita ufficiale - ieri al Teatro Municipale di Piacenza gremito e plaudente (anche il ministro Lunardi) - l’Orchestra giovanile «Luigi Cherubini» diretta da Riccardo Muti ha messo assieme un programma da far tremare i polsi: l’Incompiuta di Schubert e la Quinta sinfonia di Beethoven, due capisaldi del repertorio, due vertici della musica di ogni tempo, due brani che tutti conoscono (credono di conoscere) a menadito.
«È una scelta precisa», spiega Muti, gran padre della nuova orchestra, «perché la Cherubini, dopo due anni di concorsi, audizioni con giurie importanti e corsi di formazione, nasce ufficialmente oggi e lo fa esponendosi in pieno. È, in Schubert, l’esporsi di chi, in pratica, fa musica da camera: l’espressione di violoncelli e contrabbassi “pianissimo”, il compenetrarsi di clarinetto ed oboe, l’intonazione sempre scoperta; nell’Andante, la fusione timbrica tanto ardua di legni e ottoni. E poi la Quinta: così popolare, così difficile già nella partenza famosissima. Una sinfonia che si impara dopo averla suonata mille volte e che i ragazzi oggi fanno per la prima». D’altronde «questo gruppo non intende essere un’orchestra di competizione ma di formazione» e agli 80 professori, tutti italiani e tutti al di sotto dei 30 anni (raggiunta quell’età, devono lasciare il leggio), tutti con diploma di Conservatorio e talento «voglio insegnare la gioia di fare musica: non l’essere afflitti dalla routine di emettere suoni. Voglio far comprendere che è una missione quella del musicista, non un impiego. Bisogna provare, studiare e studiare ancora perché mi hanno insegnato quanta sofferenza c’è dietro una frase musicale e che il lavoro deve essere duro e inflessibile».
Orchestra Cherubini, dicevamo. E prima di Schubert e Beethoven, il programma di ieri offriva una rara e notevole pagina scritta da Cherubini nel 1815 per la Società Filarmonica di Londra: l’Ouverture in sol maggiore, composta assieme alla meno trascurata Sinfonia in re maggiore.
In questa Ouverture, complessa come sempre è complesso Cherubini, e in un autore che Muti conosce quanto le sue tasche, si mostravano subito le potenzialità e i meriti dell’orchestra. Temi, ritmi e intrecci ardui, una strumentazione robusta con quattro corni e tre tromboni, tutto si allineava nella più piena logica musicale. Quella che veniva fuori dall’Introduzione lenta e metafisica col suono di seta degli archi e da uno stile capace di «inventare» se stesso: punto di incontro fra mondo tedesco, cantabilità operistica italiana però severa ed esperienze francesi. Appunto «i mondi» di Cherubini, autore - garantisce Muti - che si fa «molta fatica a tirar fuori dal pentagramma», ma una volta compiuta la fatica è generoso e - giusta la scelta - fa crescere l’esecutore.
Dopo questo bell’esordio a Piacenza, sede dell’orchestra, tra pochi giorni la Cherubini sarà «complesso residente» del Ravenna Festival, divisa fra opera e sinfonismo ossia impegnata nel Faust di Charles Gounod, in Sankta Susanna di Paul Hindemith, un «tutto Prokofiev» e nella lezione-concerto ancora sulla Quinta sinfonia di Beethoven tenuta da Muti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.