Un «arcobaleno» sonoro targato Ben Harper

Simone Mercurio

Sembra essere il figlio illegittimo del grande Jimi Hendrix il californiano Ben Harper domani sera al Palalottomatica (ore 21). Chitarrista eclettico, compositore versatile, capace di spaziare dalla black music al blues e al folk-rock, arriva a Roma per la prima tappa del suo mini tour italiano un musicista che ha nel suo sangue suoni ormai definiti «atipici», come il blues delle origini e la ballata folk. L’inseparabile chitarra «slide» Weissenborn e gli strumenti acustici di accompagnamento sottolineano i suoi suoni che vengono riportati però ai gusti dei nostri giorni attraverso una grande varietà di arrangiamenti e di citazioni e l’immancabile apporto della sua inconfondibile voce. Nella musica Harper ha veicolato le sue idee sul mondo e la società, ispirate ad ideali di progresso e redenzione, e permeati di una sua personale religiosità (vedi il famoso brano The Power Of The Gospel), o With My Own Two Hands, dove ha anche recuperato il reggae nella sua espressione musicale più basilare. Il bluesman californiano è paladino di una musica viscerale, suonata con pochi strumenti e tanta passione. È quindi normale che la sua dimensione ideale sia quella dal vivo, come sanno quelli che l’hanno visto e i fortunati che lo vedranno al Palalottomatica. Seduto su uno sgabello, Harper porta sangue e calore nella cornice del concerto rock, attingendo direttamente alla fonte del blues. Tutt’altro che puritano però, se le vibrazioni sono buone e una sequenza di accordi può colorare la sua vecchia chitarra, Harper non si fa certo scrupoli nello spaziare dal folk bianco al soul più sensuale, dal rock hendrixiano al funky, fino al reggae di Marley e alla canzone pop. Un musicista «arcobaleno» e totalmente apolide, dunque, ma dalle radici ben visibili e piantate nel terreno blues.
Ben Harper comincia a suonare la chitarra da ragazzo, nella città natale di Claremont specializzandosi nell’uso del tipico slide, il cilindro cavo che infilato al dito si fa scorrere tra i tasti della chitarra conferendo allo strumento una particolare sonorità. L'esordio discografico risale al ’94 con Welcome to the Cruel World.

Da allora una lunga teoria di successi, approdata all’ultima fatica intitolata Both sides. Sul palco live con lui The Innocent Criminals, ovvero Juan Nelson (basso), Leon Mobley (percussioni), Olivier Charles (Drums), Jason Yates (tastiere), Michael Ward (chitarra).

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