Militante delle Brigate rosse, condannata all’ergastolo per l’omicidio di un agente di polizia nell’ambito del processo «Moro-ter», la terrorista era latitante in Francia da quattordici anni. È stata fermata ad Argenteuil e presentata alla procura di Pontoise, che ha confermato il fermo in virtù delle dodici richieste di estradizione inoltrate dall’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli alle autorità francesi. Ora l’ex Br potrà decidere se accettare o rifiutare l’estradizione in Italia. Se si dovesse opporre, entro dieci giorni dovrà comparire davanti a un tribunale francese. Lo ha confermato il ministero della Giustizia transalpino.
Marina Petrella era entrata a far parte della colonna romana delle Br fra il 1976 e il 1977, quando elementi delle Fac (le Formazioni armate comuniste) e di altri collettivi e gruppuscoli andarono a infoltire le schiere del partito armato della capitale. Arrestata per la prima volta nel 1978 con il marito Luigi Novelli, fuggì dal soggiorno obbligato in Abruzzo nel 1980 per partecipare alla elaborazione della cosiddetta «campagna d’autunno» e al sequestro del giudice D’Urso. Fu nuovamente arrestata nel 1982 dopo una sparatoria con i carabinieri su un autobus romano. Nel 1988 ha subito la prima condanna all’ergastolo per omicidio, sequestro, rapina a mano armata e altre azioni condotte fra il ’77 e l’82. Quando è arrivata la sentenza definitiva, nel maggio del ’93, la Petrella era già latitante. Grazie alla decorrenza dei termini di detenzione aveva riparato in Francia facendosi scudo - come molti altri terroristi - dalla «dottrina Mitterrand».
Mai tradotta in provvedimenti di legge, la dottrina elaborata fin dall’85 dal presidente socialista - e fondata sulla pretesa superiorità della legislazione francese - escludeva di fatto l’estradizione dei ricercati - soprattutto italiani - colpevoli anche di azioni di sangue, se ispirati da «ragioni politiche».
Stortura giuridica e politica, la dottrina Mitterrand è stata abbandonata grazie a un’iniziativa dello stesso Castelli. Nel 2002 il Guardasigilli del governo Berlusconi ha raggiunto con il collega Dominique Perben un accordo per ammettere l’estradizione per fatti gravissimi e reati associativi anche precedenti al 1982, e per decidere «caso per caso» fino al 2004, anno di entrata in vigore delle norme sul mandato di cattura europeo. Il primo estradato è stato Paolo Persichetti, condannato a 22 anni per l’omicidio del generale Licio Giorgieri. Nel 2004 la polizia francese ha arrestato Cesare Battisti, poi fuggito in Brasile e lì riacciuffato nel marzo scorso.
Il presidente del Consiglio Romano Prodi, ha espresso «grande soddisfazione per la brillante operazione che ha permesso
l’arresto di una pericolosa latitante». I ministri dell’Interno e della Giustizia, Giuliano Amato e Clemente Mastella, si sono detti compiaciuti per «la comune volontà di Italia e Francia di combattere ogni forma di terrorismo». La venticinquenne figlia di Marina Petrella ha chiesto alla Francia di «mantenere la promessa di non estradarla». Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio e punto di riferimento parigino dei rifugiati italiani degli «anni di piombo» ha annunciato l’intenzione di occuparsi del «destino» di Marina Petrella e «di qualche altro»: «Cominceremo - ha detto - con una carovana, con delle marce da Parigi a Palermo: ci toccherà utilizzare metodi della non violenza attiva, che possono essere cattivi. Rovineremo reputazioni, e manderemo a casa parlamentari, soprattutto di sinistra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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