Arriva il corso di strafalcioni: Di Pietro apre la sua «squola»

RomaTutti a «squola» dei valori, capisci ’amme, e qui sì che si insegna la politica delle persone perbene no dei mafiosi, e come ve la impariamo noi, ce n’hai da campà... E il master chi lo organizzerà? Stefano Pedica? Felice Belisario? Maestri nell’arte dell’eloquentia ciceroniana, solo un po’ rivista, per stare al passo della modernità, specialmente quella dei talk show urlati e delle piazzate con coppole e cartelloni tipo il disturbatore dei tg Paolini, ma sempre sulla scia del massimo retore della loro «squola», quindi abbondando in mimica, proverbi popolari, ammiccamenti, qualche parolaccetta perché tanto non si è in democrazia, e quindi il fair play non vale.
Per allestire questa contraddizione in termini, una Scuola di formazione Idv, che si chiama Scuola dei Valori, si è scomodato il professore emerito Nicola Tranfaglia, storico «gramsciano», già comunista, già diessino, poi pidiccino, poi Sinistra e libertà, ora dipietrista ma mai eletto, se non docente di questa curiosa scuola. A lui la prolusione, poi la parola al chiarissimo dott. Di Pietro, per instradare alla nobile arte un selezionato gruppo di giovani che hanno preso posto, da ieri, all’Hotel Astoria di Chianciano, forse ignari di dove siano capitati. Siccome la politica è scienza, serve giustamente una formazione adeguata, una docenza da chi ne sa. Sennò ci si trova come certi onorevoli, che a corto di argomenti più complessi ricorrono all’iperbole da bar dello sport, alla dialettica tipo ultras della curva sud. Cioè, capiscano le giovani speranze della politica, che per superare le stagioni dei veleni, dei fanghi e dei dossier berlusconiani, non si può continuare con la politica che dà del «criminale» all’avversario, che gli dà del «magnaccia», dello «stupratore», del «puttaniere». Superiamo suvvia, con l’alta formazione, sì proprio con una Scuola dei Valori, queste meschinerie da ortomercato.
La laurea di Di Pietro non si mette in dubbio, e qui lui è in veste di docente, ma che diciamo, di rettore, di fondatore dell’Ateneo della libera politica democratica. Una schiera di luminosissimi scienziati a cui può attingere, prelevandoli dai suoi gruppi alla Camera e al Senato. Per la «Squola» dei Valori, un programma più consono potremmo crearlo noi, attingendo ad opportuno dossier.
Difficile assegnare la cattedra di italianistica, con tanto fior di specialisti della lingua italiana, ma per rispetto al più creativo di loro, la diamo a Di Pietro. Per l’area giurisprudenziale, c’è il prof. avv. Donadi, con relativo manuale obbligatorio all’esame: «Diritto criminale berlusconiano: da Previti a Minzolini». La filosofia debole è affidata ad un nome forte, Gianni Vattimo, europarlamentare nietzschiano accidentalmente dipietrista. Titolo del suo intervento: «L’estetica trascendentale nella fenomenologia di Husserl». Sottotitolo: «Perché Stalin è più democratico di Ghedini». L’economia dei trasporti europea viene spiegata da una studiosa del settore, l’hostess Maruska Piredda, consigliera regionale, mentre De Magistris sta finendo le slides per la sua lectio magistralis, dal titolo: «Perché se il Csm facesse come dico io le cose starebbero meglio assai in questo Paese qui». Nella pausa dopo il caffè, è prevista una mezz’ora di attività fisica, come nei licei dell’antica grecia, secondo il modello del kalos kai agathos, cioè se uno è un bravo guaglione sta pure meglio fisicamente. Lezione a cura di Pancho Pardi, che guiderà gli allievi in sei girotondi intorno alla scuola, con salto finale dell’ostacolo con la faccia di Gasparri. Fermi però che parla il maestro: «Sentite a me, qui o è zuppa o il pane l’hanno bagnato: e allora nessuno è fesso, e il signor Berlusconi se ne deve andare a casa, vero o non è vero?». La memorizzazione di questo ragionamento, fanno sapere dalla segreteria della «Squola» dei Valori, equivale a 15 crediti formativi.

Il diritto parlamentare invece è appannaggio di Franco Barbato, che può vantare nel suo curriculum a Montecitorio già due sospensioni. La Costituzione, invece, e i cavilli sulle sue interpretazioni viene illustrata da un noto giurista, Felice Belisario. Ma questo non è uno scherzo, è il programma di domenica.

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