Il governo si dice essere più solido; vedremo, nelle prossime settimane, quali saranno le evoluzioni. Per il momento gli italiani sono quelli che continuano a pagare la crisi in prima persona. Aumento dell'Iva, Imu traballante, Comuni in perdita che cercano di ripianare con l'aumento delle tasse locali, disoccupazione record, pochi provvedimenti per la crescita e nessun intervento serio per il contenimento e la riduzione della spesa pubblica.
Ma se gli italiani restano ancora al centro della bufera, il Guinnes dei primati spetta agli automobilisti e, di conseguenza, al settore delle quattro ruote allargato. Costi di acquisto e di gestione di un'auto crescenti, con aumenti da non imputare al listino prezzi. Campagne mediatiche e fiscali che criminalizzano l'auto producendo effetti devastanti sulla propensione all'acquisto. Il ministro competente, per affrontare la crisi dell'auto, utilizza una tecnica consolidata della sinistra, ma anche un po' vetusta, ovvero la convocazione di un tavolo dei protagonisti del settore automobilistico.
Un tavolo può tornare utile, se arriva a una proposta praticabile in tempi molto brevi. Altrimenti è semplicemente una manovra abile, ma già conosciuta, che difficilmente produce una sintesi, creando soltanto confusione.
Le strade da percorrere per uscire dalla crisi nel mondo dell'auto devono traguardare il 2020, dove la media delle emissioni dei prodotti offerti da ogni costruttore non può superare un'anidride carbonica di 95 grammi per chilometro.
È quindi necessario programmare un percorso di incentivazione al rinnovo del parco, rivolto ai veicoli ibridi, elettrici, a metano e Gpl, smettere la persecuzione dell'automobilista perpetrata in vari modi, e ridare ossigeno e vitalità al settore.
Ora questo governo e i suoi ministri non hanno più scuse: ora debbono agire, ma rapidamente.
*Presidente di Areté Methodos
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