Arriva la stangata sulla seconda casa

E ora siamo al limite dell’accanimento fiscale. Dopo quella sulla prima casa reintrodotta dal governo Monti, adesso arriva anche una super tassa sulla seconda, portata al massimo dell’aliquota dalla giunta Pisapia. Con il rischio che la cura del duo Tabacci-Pisapia finisca per stroncare il malato invece di curarlo. Perché l’ultima notizia, seppur ancora da tradurre in delibera, è che il Comune di Milano potrebbe avvalersi della possibilità di applicare il massimo livello di tassazione nell’applicazione dell’Imu, la tassa sugli immobili che sostituisce la vecchia Ici. Probabile conferma del 4,6 per mille nel caso di prima abitazione (fino a oggi esente), ma schizzo al 10,6 per mille negli altri casi. Un vero salasso che rischia di incidere pesantemente, l’allarme degli esperti, sia sul mercato delle compravendite immobiliari sia sull’ancora più delicato settore degli affitti. A cui, soprattutto in tempi di crisi, sempre più persone sono costrette a ricorrere. Soprattutto se appartenenti a categorie deboli che dovrebbero avere ben più protezione.
Il problema, a Palazzo Marino, sono ancora i conti. Dopo il salvataggio in extremis dello scorso anno grazie alla vendita per 385 milioni di euro di una bella fetta di Sea, per il 2012 al conto sembrano mancare 500 milioni per la parte corrente e 670 milioni per il rispetto del patto di stabilità. Cifre che sembrano aver convinto il sindaco Giuliano Pisapia a un inasprimento della pressione fiscale sulle seconde case. Ulteriormente aggravata dall’annunciato aggiornamento del catasto con il conseguente innalzamento degli estimi. Ma la faccenda è piuttosto intricata. Il gettito dell’Imu, infatti, per l’abitazione principale sarà recuperato dalla Stato con il taglio di trasferimenti fino all’aliquota del 4 per mille e ai Comuni non resterà che sfruttare l’opportunità di guadagnare su un eventuale innalzamento della tassa. Mentre qualsiasi «sconto» rispetto al 4 per mille sarà addebitato dallo Stato proprio ai Comuni. Mentre l’Imu sugli altri immobili verrà divisa a metà tra Stato e Comuni, tenendo presente che la quota dello Stato verrà calcolata applicando alla base imponibile complessiva l’aliquota del 7,6 per mille (variabile dai singoli Comuni di 3 punti) e non tenendo conto di qualsiasi detrazione o riduzione disposta dal Comune. A cui è comunque consentita una variazione massima di 3 punti verso l’alto o verso il basso. Con palazzo Marino orientato a sfruttare interamente la forbice raggiungendo il tetto del 10,6. E con una previsione di incasso per il 2012, secondo i calcoli del Sole 24 Ore Lombardia, di 250 milioni di euro al netto della quota che si tratterrà lo Stato. Dalle prime case, invece, con l’aliquota che rimarrà al 4,6 per mille della vecchia Ici (comunque superiore al minimo del 4 per mille), il Comune ricaverà 150 milioni di euro. Quelli supertiti al taglio ai trasferimenti statali.
Chiaro allora che l’unica leva a disposizione sarà la spremitura dei proprietari di più abitazioni. Da aggiungere all’addizionale comunale Irpef che, dopo da sua comparsa l’anno scorso allo 0,2 per mille, sarà probabilmente portata allo 0,6 o addirittura allo 0,8. Con un incasso tra i 135 e i 180 milioni di euro.

Altri 50 milioni in più arriveranno, rispetto ai 200 che già il Comune raccoglie, con un ritocco della Tarsu tra il 20 e il 25 per cento. Salasso anche per i turisti che con la tassa di soggiorno dovranno lasciare a Milano altri 10-15 milioni di euro. Per finire con l’Area C che, solo nel 2012, costerà agli automobilisti 30 milioni di euro.

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