Arrivano i pirati, ma non è un romanzo

(...) Invece, fortunatamente, nessun attacco. Anche se l'epilogo dello «stato d'allerta» è avvenuto solo per merito di uno spartano arrembaggio all'allarme con tanto di martello e fili strappati a forza. E soprattutto, nonostante il fenomeno della pirateria ancora oggi, rappresenti un problema serio e nient'affatto superato. Di questo infatti si è parlato nell'incontro voluto da Wista Italia e l'associazione Promotori dei musei del mare onlus di fronte a una folta platea che comprendeva molte delle principali autorità nostrane e numerosissimi guru dello shipping mondiale. A testimonianza del fatto che il problema preoccupi eccome, soprattutto gli armatori che devono far passare le loro navi - anche quelle che salpano dal porto di Genova - nel Golfo di Aden e nei pressi del Corno d'Africa, che rappresentano le aree geografiche maggiormente coinvolte. La coste della Somalia non a caso sono quelle più colpite, e sempre più numerosi sono gli atti di pirateria, le rapine armate, i sequestri, gli scontri a fuoco, con tanto di vittime vere e nient'affatto romanzesche.
Un fenomeno che preoccupa e su cui è anche difficile informare: alcuni giornalisti europei che ci stavano provando sono ancora sotto sequestro. E la serietà del problema si è ben capita ascoltando gli interventi di armatori, come Cesare d'Amico presidente di Confitarma, che per nulla rimandavano alla simpatia suscitata da goffi pirati come quello interpretato da Johnny Deep.
La storia culturale del fenomeno l'ha ricordata Maria Paola Profumo, presidente dell'istituzione Musei del Mare, ma subito dopo, Giovanni Paolo Risso ha ribadito «che non c'è più avventura, fascino, ma cruda realtà».

Anche nel Mediterraneo? «Fortunatamente per ora questa è una zona libera dal crimine - risponde Efthimios Mitropoulos, segretario generale Imo - e vedo con fiducia l'iniziativa Unione per il Mediterraneo, voluta dal presidente francese Sarkozy».

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