Artisti bestiali in mostra: "Dipingi come un cane" ora è un complimento

Elefanti e scimmie tra i «pittori» più quotati Perfino il Moma ha dedicato loro una mostra

Artisti bestiali in mostra: "Dipingi come un cane" ora è un complimento

Povero cane, ci va sempre in mezzo lui: nel cinema («Reciti come un cane), nello sport («Giochi come un cane»), nella pittura («Dipingi come un cane»). Ma, almeno su quest'ultimo fronte, le cose non stanno esattamente così. Tanto che, all'ultimo vernissage dell'Aca (Associazione cani artisti), un San Bernardo pare abbia offeso un Pastore Tedesco ringhiandogli contro: «Il tuo quadro fa schifo, sembra fatto da un uomo».

Scherzi a parte, quella della Bestial Art è una vecchia questione che, ciclicamente, torna d'attualità appena qualche galleria furbetta sparsa per il mondo decide di organizzare la «prima» mostra per animali pittori.

Al giochino, in passato si sono prestati in tanti compreso l'autorevolissimo Moma di New York, un monumento che sta all'arte contemporanea mondiale come le ballerine del Moulin Rouge stanno sta all'arte del can-can (nulla che fare, questa volta con i cani).

Risultato: le tele realizzate da cani, elefanti, scimpanzè, cavalli, foche, criceti e via animalando sono assurte al rango di «opere museali». L'esposizione nella vetrina del web che dà conto delle «eccezionali performance» è ricca e abbondante.

Ci siamo divertiti a trovare video e articoli che documentano - anche autorevolmente - come il fenomeno vada oltre l'aspetto folcloristico, coinvolgendo addirittura critici di fama acclarata.

Ad esempio, da una documentata inchiesta di Focus scopriamo che i dipinti del mitico Cholla - «un cavallo americano di 23 anni che nel 2004 scoprì il suo genio artistico» - furono «apprezzati anche da Vittorio Sgarbi».

È noto che i critici d'arte non disdegnino mai di recensire - disinteressatamente, per carità - questo o quell'artista, ma che ora si spendano perfino per un cavallo-pittore risulta una simpatica novità.

Va però detto che Cholla non è stato un cavallo-pittore qualsiasi: lui, infatti, è l'unico ad aver ammaliato un gallerista veneziano che riuscì a vendere i suoi affreschi equini alla bella cifra di 2 mila euro; inevitabili i nitriti di gioia sia di Cholla sia del suo mecenate sul Canal Grande.

Avvincente poi la storia degli elefanti thailandesi che - come svela ArtNews - sarebbero stati addestrati dai loro padroni a di realizzare (col pennello delicatamente stretto tra la proboscide) soggetti floreali da vendere ai turisti in cambio di qualche dollaro.

E che dire della personale dedicata che la Terrain Gallery di San Francisco ha dedicato alla verve astrattista dei gorilla Koko e Michael coloristicamente ispirata al dripping di Pollock (o è stato Pollock a copiare Koko e Michael?).

Degna di nota anche l'happening organizzato dal London' Grant Museum of Zoology che è riuscito a portare al Moma addirittura un acquerello frutto della creatività di un criceto: al momento, son si hanno notizie ufficiali delle sue quotazioni d'asta.

Da parte loro gli etologi escludono che gli animali possano nutrire un «senso artistico» paragonabile a quello umano, anche se ciò non esclude che un macaco possa risultare al cavalletto più abile di un imbrattatele appartenente alla nostra razza.

A questo punto una domanda ci assilla: potrà mai accadere che a Maria Sidoli (la più brava pittrice italiana specializzata in falsi d'autore) venga richiesto di riprodurre un quadro fatto da un animale-pittore?

Intanto la Nasa continua a pubblicare sul suo sito foto satellitari in cui la natura

dà spettacolo di sé dimostrando come l'arte di noi uomini (o di «loro» animali, è lo stesso) nulla può contro la fantasmagorica perfezione artistica del creato. Questi sì capolavori inarrivabili. Di una bellezza bestiale.

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