Ascoltate il rabbino di Roma: in classe solo il cattolicesimo

DETTAGLI Appena si entra nel concreto - chi saranno i docenti, da chi saranno scelti - si capisce che è un’idea da archiviare velocemente

Per quanto mi riguarda non amo gran che l’ora di religione cattolica e quindi, proprio per questo sono forse più credibile se (anticipando la conclusione) dico che non vi è una seria alternativa allo stato delle cose. Non amo l’ora di religione cattolica per tanti motivi e non insisto su vicende personali ormai lontane, quando alle elementari - dovendo assistere all’ora di religione, pur esentato - il sacerdote insegnante spiegò come gli ebrei fossero gente cattiva che aveva ucciso Gesù e, passandomi le mani nei capelli aggiunse che io non c’entravo, col risultato che da quel giorno nessuno volle sedere accanto a me sul banco. Sono vicende legate a un clima fortunatamente lontano. E tuttavia preferivo l’esenzione del vecchio Concordato che consentiva agli alunni meno piccoli di uscire prima o entrare più tardi e di non subire l’avvilente obbligo di seguire improbabili materie alternative. Al primo dei miei figli fu imposto di seguire un’ora di storia delle religioni che si risolse nella lettura del Corano per tutto l’anno. Per il secondo - e parlo di pochi anni fa - fummo soggetti a pressioni con l’argomento che è bene che il bambino non si senta «isolato». Al punto che l’insegnante di religione si permise di incitare i bambini a premere sul compagno perché restasse in classe. E per il terzo figlio abbiamo subito le pressioni dell’insegnante per farlo restare con l’incentivo che si sarebbe parlato tutto l’anno dell’Antico Testamento. Ma perché mai - con tutto il rispetto - dovremmo far insegnare la Torah da un insegnante cattolico?
Quindi non sono appassionato dell’ora di religione, soprattutto per il modo in cui viene gestita, spesso da insegnanti di scarso spessore spirituale, che hanno una visione della religione da sociologia progressista, e per la pressione che viene fatta a seguirla a tutti i costi attraverso il ricatto di assurde materie alternative o del presunto isolamento.
Ciò detto, quali sono le alternative? Si tratta di chiarire una volta per tutte cosa si vuole che sia questa ora di religione. Una materia come le altre? Oppure un’ora in cui si introduce l’alunno alla religione cattolica con un approccio confessionale, se pure non strettamente catechistico? O un’altra cosa ancora? Se fosse da intendere come una materia al pari delle altre, allora dovrebbe trattarsi di un’ora di storia delle religioni. Una siffatta materia non esiste, né esistono gli insegnanti preparati per farla. Si potrebbe considerarne l’opportunità, ma allora si aprirebbe una questione interamente nuova: introdurre questa materia negli ordinamenti della pubblica istruzione, definirne i contenuti, preparare gli insegnanti attraverso lauree adeguate, definire le corrispondenti classi di abilitazione ecc. Insomma, una tematica inedita che apre problemi difficilissimi e imporrebbe una revisione costituzionale che verrebbe respinta da gran parte del mondo cattolico.
Esistono scelte intermedie tra questa e l’approccio confessionale? Ne vedo una soltanto che avrebbe senso ma porrebbe problemi non meno complessi. Si tratterebbe di identificare il ceppo non soltanto culturale ma spirituale della religiosità europea, il quale è indiscutibilmente il monoteismo ebraico-cristiano. Dico «indiscutibilmente» perché sono convinto che tale tesi possa essere sostenuta con argomenti assai più validi delle chiacchiere su Averroè, e che sia più che legittimo enfatizzare l’approccio spirituale che più ha plasmato la nostra cultura religiosa e, più in generale, europea. E tuttavia è chiaro che molti - non soltanto tra gli ebrei e i cattolici - non la condividono. Basti pensare alla sorte che ha avuto la richiesta di introdurre un riferimento alle «radici giudaico-cristiane» nella costituzione europea. Inoltre, progettare una «materia» simile porrebbe problemi molto difficili. In primo luogo, occorrerebbe individuare un’impostazione capace di rendere conto dei principi religiosi e morali della Bibbia ebraica e del Nuovo Testamento, che ne evidenzi gli assi comuni senza tacere le differenze, soprattutto teologiche, e presentandole in modo obbiettivo e sereno. Si richiederebbe per questo una capacità non comune di progettare programmi adeguati. Inoltre, la preparazione e la scelta degli insegnanti - che in linea di principio potrebbe essere anche più facile che nel primo caso - porrebbe problemi enormi che lascio immaginare al lettore. In conclusione, anche questa ipotesi - che personalmente trovo stimolante - non appare realizzabile.
E allora cosa fare? Introdurre un’ora di religione islamica soltanto perché i musulmani sono ora più numerosi di prima e più numerosi dei protestanti o degli ebrei? Essi sono comunque abbastanza poco numerosi da creare situazioni ingestibili nelle classi (di certo la stragrande maggioranza) in cui sono presenti soltanto uno o due bambini musulmani. Bisognerebbe creare un’ora apposita soltanto per una persona? E allora perché non farlo per gli ebrei o i valdesi? Non sarebbe questa una inaccettabile discriminazione? A meno che qualche sconsiderato non pensi alla concentrazione dei musulmani in classi in cui siano abbastanza numerosi creando così davvero delle madrasse e seguendo un approccio di tipo comunitarista che sappiamo benissimo a quali approdi disastrosi conduca. Non voglio neppure accennare ai problemi che si pongono in relazione alle questioni di sicurezza e di prevenzione dell’integralismo e della predicazione dell’odio. E poi: chi sceglierà i docenti, chi compilerà gli albi? Si pensa forse a un concordato tra Stato e una consulta islamica, ovvero la creazione di una specie di chiesa islamica italiana? Appena si entra nel concreto, l’idea dell’ora di religione islamica è un sogno di mezzo autunno che è meglio archiviare prontamente.
Allo stato degli atti, condivido l’opinione del rabbino Di Segni. Si lasci com’è l’esclusività dell’ora di religione cattolica, un’ora da intendere come attività confessionale e di introduzione spirituale al cattolicesimo. In fin dei conti, essa continua ad essere frequentata dalla stragrande maggioranza degli alunni e risponde al fatto che il nostro Paese continua a essere caratterizzato dalla religiosità cattolica.

L’unica cosa che va chiesta - anche nell’interesse di chi difende il valore di questa ora - è di superare quegli aspetti negativi illustrati sopra e che ne fanno talvolta qualcosa di oppressivo per chi legittimamente non voglia seguirla.

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