Roma

Asili e verde solo per rom

Il Comune non ha badato a spese per il campo di via Salone «dimenticando» Ponte di Nona e Case Rosse

Aiuole curate, campi di calcetto, un parco giochi con scivoli e altalene, gazebo attrezzati per feste e picnic. Nel campo nomadi di via di Salone l’amministrazione comunale non ha certo badato a spese. Perfino un bellissimo asilo nido e una ludoteca, per i più piccoli. Un vero paradiso, che i ragazzi dei quartieri limitrofi, Ponte Di Nona e Case Rosse, possono solo sognare.
«Da anni aspettiamo delle opere di riqualificazione per il nostro territorio - tuona Massimo Mancuso, rappresentante del comitato di quartiere Ponte Di Nona, un insediamento che conta 20 mila abitanti - i nostri bambini giocano nella polvere, non abbiamo aree gioco, ne campi sportivi. L’unico punto di ritrovo è un fazzoletto di terra, con una decina di panchine». Centinaia di ragazzi romani, dunque, abbandonati dall’amministrazione capitolina. «Quando abbiamo chiesto delle strutture, ci hanno risposto che non c’erano fondi - continua Mancuso - abbiamo allora proposto all’VIII municipio di potere attrezzare l’area, con un parco giochi, a nostre spese. Ci hanno risposto che non possiamo, che ci debbono pensare loro, ma che non ci sono i fondi». «Con grande sorpresa, abbiamo appreso che il Comune ha però ridisegnato il Villaggio della Solidarietà di via di Salone con un bel parco giochi e un asilo nido - prosegue -. Se permettete, siamo un po’ invidiosi. Soprattutto dell’asilo nido, perché non abbiamo neppure quello. Ce n’è uno in costruzione, probabilmente sarà pronto per la prossima estate, ma ospiterà non più di un centinaio di bambini, mentre da noi le liste di attesa riguardano migliaia di piccoli».
Niente ufficio postale, farmacie, centri di aggregazione per anziani. Molte strade sono al buio e spuntano come funghi nuove baraccopoli. «Ci sentiamo abbandonati», spiegano i cittadini. Non va meglio per un altro quartiere limitrofo al campo nomadi di via di Salone, Case Rosse, nel V municipio, che conta 6 mila abitanti. «Negli ultimi 3 anni il villaggio rom ha avuto dall’amministrazione comunale quei servizi che noi aspettiamo da 30 anni - denuncia Paolo Cartasso, presidente del comitato di quartiere - illuminazione, acqua, verde attrezzato, parco giochi per bambini e asili. I cittadini di Case Rosse hanno fatto sentire la loro voce, attraverso sit-in di protesta, hanno mandato lettere all’ex sindaco Veltroni e agli amministratori del municipio, ma è stato tutto inutile. Case Rosse, nelle intenzioni dell’amministrazione, è uno dei quartieri da riqualificare, perché maggiormente dissestati, ma, ad oggi, solo promesse elettorali». «Nella nostra zona - continua Cartasso - ancora oggi ci sono abitazioni che non hanno acqua e fogne. L’unico campetto di calcio, per i nostri ragazzi, è quello della parrocchia. Oltretutto, siamo stati doppiamente presi in giro, perché proprio la presenza massiccia dei rom in questa zona ha provocato la chiusura della vicina stazione ferroviaria di via di Salone, il 16 giugno del 2002».
E a dicembre, la polizia ha istituito un presidio fisso di agenti della Ferroviaria nella stazione. Veltroni ha promesso la riapertura, ma a tutt’oggi, nessun progetto viene portato avanti, mentre sorgono nuove baraccopoli. «I nomadi sgomberati dalle sponde dell’Aniene cominciano a tirar su nuove catapecchie - conclude Cartasso -.

Sono arrivate perfino famiglie nomadi sgomberate da sotto il cavalcavia della Magliana».

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