Nellinterpellanza, usando un linguaggio a metà fra lironico e il burocrate, la definisce una «discriminazione burocratica». Altro non è che la storia racconta dal Giornale qualche giorno fa. La nostra cronista, fingendosi una madre extra comunitaria e senza permesso di soggiorno, in poche ore è riuscita a trovare un posto al figlio in un asilo comunale vicino alla stazione di Principe. Il giorno dopo, sempre sul nostro quotidiano, la stessa cronista raccontava la storia di una mamma «normale» (italiana, con un lavoro) costretta a fare la spola tra mille uffici e a presentare documenti e certificati medici per sperare che il figlio potesse essere accettato in un asilo statale di Quinto. «Dopo aver letto linchiesta del vostro giornale ho subito presentato uninterrogazione urgente in consiglio comunale per chiedere spiegazioni dellaccaduto allassessore competente - racconta Franco De Benedictis della Lista Biasotti - I fatti raccontati sono di una gravità inaudita».
Ne è convinto anche Giuseppe Murolo di An che due giorni fa ha presentato uninterpellanza sullargomento dai contenuti simili a quella di De Benedictis. Lopposizione a Palazzo Tursi chiede con insistenza alla giunta di «spiegare perché una mamma italiana deve seguire una trafila burocratica lunghissima, e dallesito incerto, per vedere un figlio inserito nelle graduatorie delle scuole materne». «E perché agli stranieri non in regola con il permesso di soggiorno che fanno la stessa richiesta vengono aperte tutte le porte e concessi punti in più in graduatoria per la loro condizione».
Linchiesta del Giornale un primo risultato lha ottenuto.
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