LHamastan sta per sorgere. Ancora qualche caserma, ancora qualche battaglia, ancora qualche decina di vittime, dopo i 25 morti e i cento feriti di ieri, e Gaza sarà tutta loro. Anche se nelle ultime ore il premier Haniyeh e il presidente Abu Mazen hanno proclamato lennesima tregua, mai rispettata in passato dai gruppi armati. Lultimatum lanciato da Hamas è per le 18 ora italiana di domani. Entro quellora i militanti di Fatah dovranno deporre le armi e arrendersi o subire lassalto finale dei miliziani fondamentalisti. Forse non vi sarà neppure bisogno di aspettare la scadenza dellultimatum. Fatah è un esercito in rotta. Dopo aver conquistato il nord della Striscia e i posti di blocco stradali, i militanti di Hamas hanno dato lassalto alla caserma della Sicurezza preventiva di Khan Younis, nel sud della Striscia, e lhanno minata con una tonnellata desplosivo. Pochi minuti prima dellesplosione i difensori sono usciti con le braccia alzate.
Caduta Khan Younis, lunico centro del sud ancora parzialmente sotto il controllo delle forze fedeli al presidente Mahmoud Abbas è Rafah, il valico alla frontiera con lEgitto. Ma non resisterà a lungo. Ieri una quarantina di miliziani della «Sicurezza preventiva» hanno fatto saltare il muro costruito alla frontiera con il Sinai e si sono arresi alle guardie di frontiera egiziana.
A Gaza City gli uomini del presidente controllano ancora il quartier generale della Sicurezza preventiva, quello dellintelligence nel campo di Shati, sul versante occidentale della città, e la residenza presidenziale. Anche il destino di quelle tre ultime roccheforti sembra comunque segnato. I mortai di Hamas le martellano senza sosta e, secondo alcune testimonianze, allinterno si conterebbero già molti caduti.
Sul lungomare della città ieri pomeriggio sono sfilati in silenzio gli sconfitti del clan dei Baka, uno dei clan più potenti di Gaza, una tribù di qualche migliaio di uomini con oltre duecento esponenti nei servizi di sicurezza. Erano considerati i principali nemici di Hamas. Ieri pomeriggio si sono arresi tutti insieme, sono stati fatti uscire dalle case e segregati allinterno di una moschea in attesa che qualcuno decida il loro destino.
I civili in queste ore non se la passano meglio. Il migliaio di temerari scesi in strada, su invito dei mediatori egiziani, per chiedere la fine degli scontri si sono trovati sotto il fuoco dei cecchini fondamentalisti. Uno è morto, gli altri sono fuggiti tirandosi dietro donne e uomini feriti.
La maggior parte delle 25 vittime della giornata sono in gran parte militanti di Fatah caduti nei combattimenti, uccisi a sangue freddo mentre si arrendevano o cercavano di fuggire. Uno è invece un dipendente palestinese dellUnwra, lagenzia delle Nazioni Unite responsabile dellassistenza ai palestinesi.
Mentre Gaza attende lammainabandiera di Fatah, molti prevedono unestensione della guerra civile ai territori della Cisgiordania. E ci sono già i primi segnali.
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