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Assange: Onu spiata, se Obama sapeva lasci Report: al Qaida voleva colpire Bush a Pechino

Assange riappare sul web e attacca: "Io minacciato di morte". Il suo avvocato: "Se lo prendono temo venga estradato negli Usa". Proseguono le rivelazioni. Bin Laden voleva colpire Bush alle Olimpiadi in Cina. Zapatero avrebbe favorito la General Electric. Medioriente, Stati e soldi

Assange: Onu spiata, se Obama sapeva lasci 
Report: al Qaida voleva colpire Bush a Pechino

Londra - "Riceviamo minacce di morte dai personaggi vicini ai militari Usa. Ci sono precise richieste per il nostro assassinio, rapimento, esecuzione da parte dell'elite della società americana". Julian Assange, il super ricercato leader di Wikileaks torna a parlare in una intervista via chat con lo spagnolo El Pais. "Riceviamo minacce di morte dai personaggi vicini ai militari Usa. Ci sono precise richieste per il nostro assassinio, rapimento, esecuzione da parte dell'elite della società americana. Abbiamo centinaia di minacce di morte specifiche da soldati dell'esercito degli Usa. Non è inusuale, siamo abituati ad ignorare le minacce di estremisti islamici, cleptocrati africani e così via. La situazione recentemente è cambiata con l'estendersi delle minacce ai nostri avvocati e ai miei figli", spiega Assange. Poi, rispondendo al giornalista che chiedeva precisazioni, il giornalista-hacker afferma che "é meglio non incoraggiare troppo queste idee parlando di loro. Tuttavia, alcuni siti di estrema destra hanno invocato di attaccarmi attraverso i miei figli. Io lo prevedevo già in aprile, per questo da allora ho dovuto star lontano dalla mia famiglia".

Attacco a Obama "Barack Obama deve dirci se sapeva di questo ordine illegale (per spiare l'Onu, ndr). Se rifiuta di rispondere o ci sono prove del suo coinvolgimento, si deve dimettere", come anche Hillary Clinton.

L'avvocato: "Ricercato per motivi politici" La caccia a Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, "sembra avere motivazioni politiche". Lo ha detto alla Bbc l'avvocato di Assange, Mark Stephens, che ieri ha smentito trattavice con la polizia britannicain merito alla volontà di di costituirsi da parte di Assange, ormai braccato. L'avvocatoteme che il suo assistito possa essere estradato negli Stati Uniti una volta arrestato dalle autorità svedesi. Lo ha affermato alla Bbc. L'Interpol ha emesso per Assange un mandato d'arresto internazionale su richiesta della polizia svedese in seguito alle accuse di stupro di cui il fondatore di Wikileaks deve rispondere alla giustizia di Stoccolma. E alla domanda se temesse per Assange l'estradizione negli Usa da parte della Svezia, l'avvocato Mark Stephens ha risposto: "Certamente".

Aiutato dai "Jedi" del web Intanto infuria la corsa al sostegno a Wikileaks, con decine di siti 'mirror' (specchio) di quello fondato da Julian Assange che garantiscono accesso ai file della diplomazia Usa al centro di un caso internazionale. "Wikileaks 'colpisce ancora'. Spegneteci e più forti diventiamo", si legge in un twit di Wikileaks che rimanda a una chiave di ricerca #imwikileaks per trovare gli 'specchi', e che chiaramente evoca la terminologia cara ai Jedi di "Guerre Stellari", la celebre saga di Steven Spielberg e George Lucas. Il "codice Jedi" ha ispirato anche decine di comunità hacker, i cosiddetti "buoni", che rivendicano di rivelare buchi nei sistemi di sicurezza informatici perché questi siano riparati, e non per trarne vantaggi personali. "L'Impero Colpisce Ancora" (The Empire strikes back, il twit del sito di Assange è: "Wikileaks strikes back") è uno tra i più popolari tra i sei film della serie Guerre Stellari. La pellicola è la seconda della serie di sei film, uscita nel 1980. In un sondaggio del 2005, realizzato da Zogby, risultò essere il più amato della saga. Al secondo posto il primo film della serie ("Una Nuova Speranza"), poi la "La Vendetta dei Sith", "Il Ritorno dello Jedi", "La Minaccia Fantasma" e "L'Attacco dei Cloni". I 'mirror' (specchi) del sito diffondono l'accesso ai file di Wikileaks a livello mondiale, con una propagazione tale da rendere molto difficili gli attacchi di tipo informatico tesi a "oscurare" il sito, almeno di quelli conosciuti fino a ora.

Al Qaeda voleva colpire Bush alle Olimpiadi di Pechino L'intelligence cinese mise in guardia gli Usa da un possibile attentato contro George W. Bush ordinato dal numero due di al Qaida Ayman al-Zawahiri durante le Olimpiadi di Pechino del 2008. Lo si legge in un cable dall'ambasciata Usa a Pechino siglato dall'allora incaricato d'affari Dan Piccuta. Uno 007 cinese avvertì Washington che al-Zawahiri, nel luglio 2008, aveva dato ordine a un gruppo di terroristi dell'Est Turkestan (come i nazionalisti uighuri chiamano la regione cinese dello Xinjiang) di compiere attentati in Cina durante le Olimpiadi. "I potenziali bersagli includono: il presidente e il segretario di Stato Usa, il premier e il ministro degli esteri Gb, le cerimonie di apertura e chiusura, i turisti VIP, il presidente afghano", si legge nel dispaccio. I terroristi erano "esperti con gli esplosivi" e potevano portare micro-bombe in molti modi. "Secondo l'intelligence cinese, i piani sono due: un gruppo è deputato a compiere attentati sul territorio e non avrà come bersagli gli americani o la sede dell'ambasciata". Nel corso del 2008, Pechino affermò di aver sventato diversi piani di attentato, sugli aerei piuttosto che contro gli atleti delle Olimpiadi, che portarono in un anno all'arresto di circa 1.300 persone per reati "relativi alla sicurezza" nello Xinjiang, dove si verificarono comunque numerosi attentati terroristici nel corso del mese olimpico. Una ventina uighuri, la minoranza musulmana della regione cinese, catturati lungo il confine afgano-pakistano ai primi Anni 2000 sono invece finiti a Guantanamo accusati di avere legami con al Qaida. Successivamente sono stati espulsi verso altri Paesi.

Gates, l'Iran e Frattini Il segretario della Difesa americano Robert Gates enfatizzò con il ministro degli esteri Franco Frattini il rischio di "una proliferazione nucleare in Medio Oriente, di una guerra scatenata da un attacco israeliano, o di entrambe" se non fossero stati compiuti "progressi sul dossier nucleare iraniano nei mesi a venire". E sottolineò la necessità di "un'azione urgente". Lo si legge in un file dall'ambasciata americana in Italia al Dipartimento di Stato Usa del 12 febbraio del 2010, qualche giorno dopo la visita a Roma, l'8 febbraio, del segretario Usa alla Difesa. "Sarà un mondo diverso" tra 4-5 anni se l'Iran si doterà di armi nucleari. E' quello che ha previsto Gates in un incontro con il ministro degli Esteri italiano. "Il segretario alla Difesa disse di aver dato lo stesso avvertimento al primo ministro turco Erdogan", aggiunge il documento mandato dall'ambasciata Usa a Roma al Dipartimento di Stato.

Zapatero favorì General Electric Rolls-Royce ha visto andare in fumo nel 2007 il contratto di fornitura dei motori per elicotteri all'esercito spagnolo a causa del personale intervento del premier iberico, José Luis Zapatero ("un opportunista"), in scia al vigoroso lavoro di lobby da parte dei diplomatici Usa. E' il contenuto di un cablogramma segreto dall'ambasciata americana a Madrid diffuso da Wikileaks e disponibile sul sito del Guardian, in cui l'ambasciatore Eduardo Aguirre racconta le macchinazioni diplomatiche dietro le quinte che hanno aiutato il colosso General Electric a strappare l'affare a Rolls-Royce del controvalore stimato in oltre 200 milioni di sterline. I dettagli dell'operazione gettano un'ombra sul cosiddetto 'rapporto speciale' tra Regno Unito e Usa, proprio all'indomani della diffusione di un cablo Wikileaks sul divertimento dei diplomatici americani per la 'paranoia' britannica relativa a questo tipo di legame privilegiato. Aguirre, in particolare, definisce il leader socialista spagnolo come un "opportunista", descrivendolo come "un politico scaltro, con una strana capacità - come un gatto in una giungla - sul senso di opportunità o pericolo". Il ministero della Difesa iberico era propenso a chiudere l'accordo con Rolls-Royce, ma l'intervento di Zapatero cambiò lo scenario.

Arabia Saudita, soldi e terrorismo "I donatori dell'Arabia Saudita costituiscono la fonte più significativa di finanziamento di gruppi terroristi sunniti in tutto il mondo". A rivelarlo è il dispaccio 242073 inviato circa un anno fa dal Dipartimento di Stato americano alle ambasciate degli Usa a Riad, Abu Dhabi, Doha, Islamabad e Kuwait City. Il cablogramma, firmato Hillary Clinton, è stato anticipato dal quotidiano spagnolo El Pais. Secondo il documento, il continuo flusso di denaro a cui hanno accesso i terroristi islamici sta minando anche gli sforzi statunitensi di stabilizzare l'Afghanistan. "Sebbene l'Arabia saudita affronti molto seriamente la minaccia del terrorismo all'interno" del Paese, "c'é una continua sfida a convincere i funzionari sauditi a considerare il finanziamento terrorista che proviene dall'Arabia Saudita come priorità strategica", si legge nel dispaccio. "Questo Paese - evidenzia la Clinton - continua ad essere una base di appoggio critico per Al Qaida, i talebani, i gruppi pachistani Lashkar e Tayba e altri gruppi terroristi, incluso Hamas, che probabilmente raccolgono milioni di dollari da fonti saudite, spesso durante il pellegrinaggio a La Mecca e il Ramadan".

Iraq assediato dai paesi vicini L'Iraq è di fatto un Paese sotto assedio da parte di tutti i Paesi vicini, dall'Arabia Saudita, all'Iran, dalla Siria alla Turchia. Tutti aspettano il ritiro definitivo degli Stati Uniti dal Paese per poi influenzare, a vari livelli, la vita del Paese, nel tentativo di appropriarsi in un modo o nell'altro o delle sue ricchezze petrolifere, o dei suoi territori di confine. E' questo, secondo un cablogramma spedito a Washington dall'ambasciata americana di Baghdad, lo scenario che il presidente iracheno, Jalal Talabani, descrive al segretario della Difesa americano, Robert Gates, in un incontro avuto il 10 dicembre 2009. Lo riporta il New York Times. "Tutti i vicini dell'Iraq stanno interferendo, sebbene in modi diversi - dice Talabani a Gates stando a quanto riportato nel documento, classificato 'secret' -. I (Paesi) del Golfo e l'Arabia Saudita (interferiscono) con denaro. L'Iran con denaro e con influenza politica, la Siria con ogni mezzo. I turchi sono corretti nella loro interferenza, ma continuano nei loro tentativi di influenzare la comunità turkmena dell'Iraq e i Sunniti a Mosul".

Dall'Iran soldi occulti da Teheran Gli Stati Uniti sono convinti che l'Iran con "flessibilità sia operativa che ideologica" passi ogni anno tra i 100 e i 200 milioni di dollari in finanziamenti occulti a gruppi politici iracheni, alcuni dei quali sono in stretto contatto anche con dirigenti americani. E' quanto riporta l'ambasciatore Usa in Iraq, Cristopher Hill, in un documento inviato a Washington il 13 novembre del 2009. Il documento, diffuso da Wikileaks e pubblicato oggi dal New York Times, rivela che "l'Iran è un player dominante nel panorama politico-elettorale iracheno". Secondo Hill, il finanziamento occulto da parte dell'Iran a gruppi politici iracheni si aggira ogni anno tra i 100 e i 200 milioni di dollari. Hill precisa che di essi, 70 milioni sono per il Consiglio Supremo Islamico dell'Iraq e per la sua ex milizia di Badr. Il Consiglio Supremo Islamico - precisa il New York Times - è un partito sciita di punta che ha lavorato in modo ravvicinato anche con dirigenti americani. Usando l'acronimo IRIG per indicare il governo iraniano, l'ambasciatore Hill sottolinea nel suo cablogramma il pragmatismo dell'Iran: "L'IRIG riconosce che l'influenza in Iraq richiede una certa flessibilità operativa (e a volte ideologica). Ne risulta che non è infrequente per l'IRIG finanziare e sostenere entità sciite, curde e a volte anche sunnite, allo scopo di sviluppare nel corpo politico dell'Iraq una sorta di dipendenza dalla generosità di Teheran".

Fuga dei report, gli Usa pensano a cambi di diplomatici Il terremoto Wikileaks, oltre ad aver smascherato molti dei segreti della politica estera americana, é destinato a cambiare la carriera e la vita personale di decine di dipomatici americani in tutto il mondo. L'amministrazione di Barack Obama sta infatti pianificando il trasferimento di "ambasciatori, consoli, militari e agenti dell'intelligence" ancora in servizio che hanno scritto e firmato i cablogrammi rivelati dalla fondazione di Julian Assange. Wikileaks "ha reso impossibile, se non pericoloso, la loro permanenza nelle sedi attuali", ha ammesso il Dipartimento di Stato al quotidiano statunitense The Daily Beast. Wikileaks, oltre a rendere pubblico il contenuto dei 'cable' inviati e ricevuti dalle ambasciate americane nel mondo, ha svelato l'identità dei diplomatici che hanno duramente criticato i governi locali per corruzione o incompetenza. Per Washington il loro trasferimento è una scelta dolorosa ma necessaria. "Dovremo richiamare alcuni dei nostri migliori elementi perche hanno osato dire la verità sui Paesi per cui lavorano", ha sottolineato un altro responsabile dell'ufficio di sicurezza nazionale degli Usa. Individuare chi dovrà cambiare sede è per ora impossibile. Ma il Daily Beast spiega che le fonti interpellate "non hanno negato che ci sono alcune candidature evidenti, inclusa quella dell'ambasciatore a Tripoli Gene Cretz "un diplomatico molto rispettato" che però, nel 2009, ha raccontato che Muammar Gheddafi viaggia sempre con una voluttuosa infermiera ucraina. Il rimpasto è ancora nella fase preliminare e si concretizzerà nei prossimi mesi. Ma Washington vuole anticipare l'iniziativa di alcuni governi - tra i quali non compare l'Italia - che, ancora informalmente si stanno muovendo per chiedere l'allontanamento dei diplomatici coinvolti. "Non attenderemo che questi verrano considerati 'persona non grata' nei Paesi in cui si trovano", ha affermato l'alto responsabile.

Restrizioni all'accesso di informazioni Intanto, negli Stati Uniti, c'é qualcuno che non può curiosare tra i segreti della diplomazia del suo Paese. La casa Bianca - riporta il New York Times - ha infatti vietato alle centinaia di migliaia di funzionari del governo di "leggere o scaricare" sui propri computer i cablogrammi di Wikileaks. "Informazioni classificate, se o meno pubblicate sul web o divulgate dai media, restano classificate e devono essere trattate come tali da impiegati federali e contractor fino a quando non saranno declassificate dal governo", è la direttiva che la Casa Bianca ha inviato ai vertici di agenzie e dipartimenti federali raccomandandone la diffusione. Il divieto - ha precisato il governo - riguarda "sia i computer governativi sia quelli privati ma non proibisce ai funzionari di leggere articoli dei media sull'argomento".

E il motivo del divieto è chiaro anche se potrebbe apparire paradossale: "Vedere o scaricare documenti classificati da computer governativi non classificati crea una violazione della sicurezza", è il diktat della Casa Bianca.

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