Atm E a Milano non riescono a trovare 65 tranvieri

MilanoAl 27 del mese lo stipendio è garantito. E rispetto al contratto dei metalmeccanici piuttosto che a quello dei chimici c’è un plus di automatismi che aiutano a vivere senza stringere troppo la cinghia. Ma l’offerta è respinta. Accade all’Atm, azienda tramviaria milanese, che da cinque mesi è a caccia di autisti: solo dieci hanno detto sì rispetto alla domanda di 75 posti da conducente. Strano, ma vero.
«Anche perché Atm è un’azienda in crescita, con 8500 dipendenti, un fatturato in aumento del 5-5,5 per cento e qualcosa come 1036 corse in più al giorno» chiosa il presidente Elio Catania. Che si dice stupito, «anche perché Atm nei prossimi tre anni offrirà 1500 posti». Sì, avete letto bene: «Millecinquecento posizioni dove, giusto per capirci, non serve il meccanico che con la chiave inglese aggiusta il tram in panne bensì l’ingegnere poiché Atm è una realtà che è oggi polo d’eccellenza tecnologica».
Catania declina la nuova Atm che «gestisce la metropolitana di Copenhagen, che sta studiando la nuova linea 5 della metrò milanese dove non ci saranno più conducenti e che, in sostanza, mette in connessione la mobilità con la tecnologia». Certo, la busta paga nel privato è ancora più vantaggiosa ma Atm offre come incentivo anche «alloggi temporanei a prezzi vantaggiosi»: «Il novanta per cento del personale viaggiante arriva a Milano dal Sud e Atm gli offre sostegni concreti come la formazione che, nel 2008, è passata da 12mila a 17mila giornate».


Restano comunque un mistero, ammette Catania, le ragioni di chi non sceglie di lavorare per Atm dove, comunque, è diventato un must il tentativo di farsi assumere da quel gruppo di candidati autisti esclusi perché non erano in possesso della patente e perfino perché gli era stata ritirata.

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