(...) Davanti al gip Antonio Corte, lex Prima Linea ammette le proprie responsabilità negli attentati incendiari di mercoledì in via Quaranta e Segrate.
Un ora di faccia a faccia a San Vittore per attribuirsi la «paternità» dei due episodi contestati dalla Procura, ma anche per togliersi di dosso letichetta del militante anti-islamico. Perché, mette a verbale, «io non sono una persona animata da odio o pregiudizi nei confronti di altre religioni». Inoltre, assicura, «ho agito da solo». Una versione compatibile con i primi esiti dellinchiesta. Le intercettazioni, infatti, dicono che Sandalo dialogava con altre persone ora nel mirino degli investigatori. Ma, a quanto sembra, quasi nessuno sapeva che dietro il nome di Roberto Severini - identità avuta dopo aver collaborato con la giustizia - ci fosse un pregiudicato.
Per il legale di Sandalo, lavvocato Manuel Sarno, «gli episodi contestati vanno riportati alle loro reali dimensioni, gli strumenti impiegati non avrebbero potuto fare nulla alle persone». Già oggi arriverà la decisione del giudice. Lex Prima Linea, dunque, rischia un nuovo soggiorno in carcere.
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