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"Parole forti, ma avevamo ragione". Zaia smentisce Crisanti sulle intercettazioni

Il governatore interviene sul caso tamponi e risponde al microbiologo. "Era nel Cts, avrebbe potuto parlare in quella sede". Poi spiega il significato delle sue parole intercettate

"Parole forti, ma avevamo ragione". Zaia smentisce Crisanti sulle intercettazioni

"Parlo con dispiacere di questa vicenda, perché io il professor Crisanti l'ho coinvolto. Ho creduto in lui". Dopo le polemiche con il microbiologo romano, parla Luca Zaia. Il governatore del Veneto è intervenuto sulla "faida" dei tamponi e sulle relative tensioni con il senatore dem, spiegando la propria versione dei fatti. Il caso, che vede sotto inchiesta i dirigenti regionali Patrizia Simionato e Roberto Rigoli, era partito da un esposto del professore alla procura di Padova e aveva portato alla definitiva rottura dei rapporti tra quest'ultimo e l'esponente leghista.

Zaia e il rapporto con Crisanti

E pensare che - ha spiegato Zaia al Corriere - era stato lo stesso microbiologo a farsi avanti, a interpellare il governatore durante i primissimi momenti della pandemia. In particolare, l'attuale senatore si era interessato al modello di chiusura e tracciamento che il presidente del Veneto aveva adottato "motu proprio" a Vo' Euganeo. "Il professor Crisanti mi chiama dopo una settimana circa, si presenta e mi dice, testuale: 'Lei ha creato le condizioni per qualcosa che non esisteva, la chiusura del Comune e i tamponi. Mi finanzierebbe i tamponi a fine quarantena, allora di quindici giorni, che così ci faccio uno studio?'. E io così ho fatto", ha raccontato Zaia, spiegando come iniziò la collaborazione con lo studioso.

Il rapporto tra i due si sarebbe poi degradato, sino alle attuali tensioni. "Parlo con dispiacere di questa vicenda, perché io il professor Crisanti l'ho coinvolto e ci ho creduto, è indubbio che sia un professionista. Il problema è che si sono susseguite polemiche, problemi, dichiarazioni forti... Il tutto, puntualmente, sui giornali. Il che, piano piano ha deteriorato la serenità nella squadra. Ha anche distribuito ai giornalisti dei messaggi tra me e lui", ha affermato Zaia. Il governatore, al contempo, ha riservato una stoccata al professore, che lo accusò di aver acquistato tamponi rapidi ritenuti poco attendibili nell'esito.

Il caso tamponi rapidi

"Lui è stato nominato fin da subito nel Comitato tecnico scientifico per il Covid che riunisce i più autorevoli esponenti della sanità, accademici e non. Lui avrebbe potuto benissimo parlare in quella sede. Anche come luogo di confronto", ha osservato Zaia. E ancora, sulla questione, il presidente ha aggiunto: "Noi siamo la comunità che più ha fatto tamponi nella storia. Certo, i tamponi molecolari sono il gold standard. Siamo arrivati a farne 23 o 24 mila al giorno, con uno stress altissimo per tutta la macchina". Ricordando la concitazione del periodo, l'esponente leghista ha poi spiegato la decisione di ricorrere ai tamponi rapidi divenuto oggetti di contese. "Avessimo avuto la possibilità di fare i molecolari per tutti, non c’era questione. In un giorno che prendo a caso, abbiamo fatto 24.832 test molecolari e 164.189 tamponi rapidi. E abbiamo trovato 13.094 positivi. Io dico: se tu hai 10 persone in acqua e solo tre salvagenti, agli altri butti una tanica, una corda, quello che hai... Che poi, attenzione: è quello che hanno fatto tutti", ha argomentato Zaia, ribadendo inoltre come quei test fossero certificati dalle autorità nazionali e internazionali.

Le intercettazioni di Zaia

Il presidente del Veneto, poi, non si è sottratto dal commentare un'intercettazione che lo riguardava e sulla quale Crisanti aveva polemizzato nelle scorse ore, definendo l'esponente leghista "malvagio". "Io non ho nulla da nascondere e mi rendo responsabile di ogni cosa che dico. Purché contestualizzata. Tra l'altro, io non ero l'intercettato. A noi tutto è stato notificato come eventuale parte offesa", ha detto Zaia, giudicando peraltro "con rassegnazione" il fatto che quelle intercettazioni non potessero nemmeno essere diffuse.

Di quella conversazione in particolare aveva destato curiosità un passaggio nel quale si parlava di "portare allo schianto" Crisanti. "Significa che lui sosteneva di essere stato denunciato dalla Regione. Ne è partito un dibattito sui giornali molto importante, che ha coinvolto anche il Senato accademico di Padova. Nonostante noi avessimo detto che non era vero, la polemica proseguiva. E dunque, il linguaggio in una conversazione privata può essere stato un po' forte, ma significa semplicemente quello: che andando a vedere le carte, il professor Crisanti ci avrebbe dovuto dar ragione. Non era una denuncia", ha spiegato Zaia.

Infine, una valutazione sul fronte giudiziario. "Alla procura non abbiamo mandato un esposto, ma credo bancali interi di materiali. Ovviamente non sul professor Crisanti: ogni volta che sorgevano contestazioni o perplessità sulle scelte dei tecnici di sanità pubblica, abbiamo provveduto a informare l’autorità giudiziaria delle fonti scientifiche a supporto delle scelte.

E questo è accaduto sin dal febbraio 2020", ha chiarito il governatore veneto.

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