Pillola rossa e pillola nera: la comunità on line degli "incel" tra odio e misoginia

Dal supporto agli uomini soli di un progetto canadese degli anni 80, alla teorie surreali su come le donne scelgono il loro partner. Come si è arrivati al fenomeno al centro della serie Netflix Adolescence

Courtesy of Netflix
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Di "incel" si è cominciato a parlare con grande insistenza solo nel 2025, quando Netflix ha lanciato Adolescence, una serie che, come noto agli appassionati di streaming, ha scosso animi e critica. Improvvisamente, un fenomeno fino ad allora confinato nei forum della manosfera (luoghi digitali apparentemente sicuri per gli uomini), nei blog e nelle chat nascoste, è diventato materia di conversazione pubblica.

La manosphere, parola chiave per descrivere quegli "spazi dell'internet" in cui si coltiva una mascolinità tossica, misogina e antifemminista, è il terreno dove gli involuntary celibates, celibi per colpa altrui insomma (così si definiscono i suoi membri) hanno trovato casa, supporto e linguaggio. L’idea centrale, che alimenta tutto questo livore, è tanto semplice quanto crudele e surreale: le donne hanno il potere di scegliere, e scelgono sempre gli stessi uomini, lasciando fuori (volutamente e con dolo) gli altri.

Da qui nasce la convinzione che l’80% delle donne voglia solo il 20% degli uomini: i Chuck, uomini carismatici, con fisico invidiabile e "status sociale giusto", che accedono praticamente a chiunque. La controparte femminile sono le Becky, donne scaltre e irraggiungibili, assetate di conferme sociali, regali costosi e attenzioni, pronte a dimenticare e sotterrare chi non rientra nei loro criteri. Inutile sottolineare l’ovvio: dopo i 25 anni, secondo la mitologia incel, tutte le "donzelle" diventano dimenticabili, destinate al cestino dell’umido.

Il fenomeno nasce negli anni ’90 in Canada con Alana, la donna che fondò l’Alana’s Involuntary Celibacy Project con l’intento (nobile in realtà) di creare uno spazio di supporto per uomini soli. Ciò che doveva essere un luogo di condivisione diventa alla velocità della luce un incubatore di rabbia e odio, un ecosistema destinato ad espandersi in cui la frustrazione personale si trasforma in ideologia (vagamente isterica) collettiva. Nel tempo, figure come Andrew Tate, ex kickboxer britannico e guru dei social, diventano icone: la sua filosofia del “hustler lifestyle” e le sue esternazioni sessiste lo rendono il simbolo perfetto per chi vede il mondo come un’arena ingiusta, fatta per farli soffrire immeritatamente.

Insieme a una fama ben consolidata, Tate ha una fedina penale non esattamente immacolata: nel 2023 lui e suo fratello Tristan sono stati arrestati nel Regno Unito con accuse di traffico sessuale e violenza contro varie donne. Gli incel parlano un linguaggio tutto loro, fatto di teorie per molti di noi incomprensibili come la red pill e la black pill; la prima, come nel film Matrix, è la presa di coscienza dei “veri” meccanismi sociali e sessuali: le donne scelgono sempre e comunque gli stessi uomini e gli altri vengono esclusi. È il dogma, il verbo, il "perché" che legittima la loro visione misogina del globo: non è colpa mia, è il sistema femminile. La black pill è l’evoluzione estrema, nichilista, alienante di questa filosofia: niente può cambiare, la propria condizione è definitiva, e da qui nasce il pessimismo assoluto e talvolta la rabbia o la violenza. In questo mondo, la frustrazione personale diventa concretezza e l’odio la regola. Ciò porta alla normalizzazione della misoginia e del risentimento. L’impatto sulla società è concreto: alimenta narrazioni tossiche sulle relazioni e sulla sessualità, normalizza stereotipi e in alcuni casi sfocia in violenza e casi di cronaca di cui ci troviamo tristemente a parlare.

La serie Adolescence e i recenti episodi di cronaca hanno portato queste dinamiche sotto i riflettori, costringendo la società a guardare in faccia l’inquietante

specchio della solitudine, dell’esclusione e del risentimento collettivo. Un mondo oscuro in cui rabbia, frustrazione e misoginia si intrecciano, e dove fare davvero luce sembra un’impresa tanto necessaria quanto complicata.

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