Poltronari - La casta a 5 stelle

Giuseppi piazza i suoi a spese nostre

Poltronari - La casta a 5 stelle
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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Chiusa una porta si apre un portone. E se il portone è stretto c’è sempre la finestra. Quella al primo piano di via di Campo Marzio, sede del Movimento 5 Stelle. Ed è proprio dalla finestra che sono (ri)entrati nel Palazzo Paola Taverna e Vito Crimi. Due veri e propri poltronari. Incollati alle sedie del potere. Alle lussuose e comode poltrone della politica. Pagate con i nostri soldi. Come poter rinunciare al gusto forte e deciso del caffè de la buvette? Impossibile. Anche per loro, per i duri e puri del movimento. Per i grillini della prima ora che, abbandonato lo scranno a causa del vincolo del secondo mandato, hanno occupato un bel posto nel partito. Un posto da 70mila euro l’anno a spese dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, ovvero pagato da noi contribuenti.

“Sono solo una lavoratrice come tutti” ci dice Paola Taverna che intercettiamo a Roma, in via degli Uffici del Vicario. Una via popolata da politici che collega il suo nuovo ufficio fino a Palazzo Montecitorio.

- ASCOLTA L’INTERVISTA A PAOLA TAVERNA -

Guai a parlare di privilegi e di casta. È solo una ricompensa per il lavoro svolto in dieci anni per il Movimento 5 Stelle. Un movimento tramutato in partito che, non una, non due ma più e più volte ha cambiato pelle. Ha cambiato anche l’anima. Vendendola per quattro spicci. Dove sono finite le battaglie contro la casta? Sicuramente nel cassetto del dimenticatoio. Direte voi: ma è una cosa comune tra tutti i partiti. Vero! Ma gli altri non ne hanno mai fatto mistero né, tantomeno, bandiera delle proprie battaglie.

Farebbero bene la signora Paola Taverna e il signor Vito Crimi a riconoscere il “cortocircuito” e ad ammettere: “Sì, è vero! Siamo parte della casta.” Un po’ alla Totò “Io sono io e voi non siete un ca**o!” Eppure preferiscono nascondersi e fuggire alle domande.

Certo, non è un vitalizio ma comunque è un impiego. Una sorta di bonus. Un gettone d’oro che Giuseppi, leader massimo, ha voluto riconoscere a chi, in questi lunghi anni, si è arrampicato sugli scranni urlando (come fosse un mercato) “vergogna”.

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