
In origine erano i "No A1", poi i "No Tav", quindi sono arrivati i "No Tap" e un sacco di altri "no" a qualcosa e ora hanno ripreso vigore i "No Ponte". L'appuntamento per i contestatori del Ponte dello Stretto di Messina nella prima manifestazione post-approvazione era alle 18 nella città siciliana dove si troverà, quando verrà realizzato, uno dei capi del ponte. Un appuntamento "comodo", si potrebbe dire, dettato forse dal caldo che ha suggerito agli organizzatori una ben più consona "passeggiata" tardo pomeridiana per scandire slogan contro il Ponte e contro il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che, dopo decenni di tentativi, è riuscito a ottenere l'approvazione.
Matteo Salvini è stato oggetto di contestazione anche nei giorni scorsi ed è a lui che i manifestanti hanno voluto indirizzare la propria "rabbia" e "indignazione", come si legge nei comunicati che si sono succeduti nei giorni scorsi. A lui è stato persino dedicato uno striscione dai toni vagamente intimidatori: "Fora Salvini". E c'è anche chi, commentando i comunicati dell'organizzazione della manifestazione ha scritto che "se sua madre avesse abortito, oggi non avremmo questo str al governo".
Il corteo è stato intercalato dai soliti megafoni e slogan contro il governo e contro il ministro, ma anche contro la costruzione del Ponte perché, a detta di chi ha partecipato, toglierebbe l'acqua alla città di Messina. È stata una passeggiata rumorosa, alla quale hanno partecipato circa 80 sigle per un totale di circa 2000 persone, la maggior parte delle quali legata alla sinistra e all'estrema sinistra, dal Pd di Messina fino alla sezione di Catania del Partito Marxista-Leninista Italiano. "Lo sfidiamo pubblicamente: la prossima volta, Salvini lo dica in anticipo che ci viene a trovare, così possiamo organizzare meglio la nostra accoglienza", ha detto un manifestante al microfono. "Salvini mer", "Salvini vaff", hanno intonato in diverse occasioni i manifestanti durante il corteo, non prima di aver minacciato: "Noi i cantieri li sabotiamo".
E ancora, qualcuno al megafono ha gridato, tra gli applausi: "Noi abbiamo già deciso, il ponte non si fa". Tra gli striscioni che sono stati preparati per la manifestazione ce n'è anche uno "no bridge no genocide", che prova a legare la costruzione del Ponte sullo Stretto con la guerra in Medioriente, a opera di un centro sociale locale. E tra le bandiere "No Ponte" ne sono state sventolate tante della Palestina a dimostrazione che a scendere in piazza sono sempre i soliti. "Questo anche per ricordare il popolo di Gaza", hanno scandito, intonando anche i soliti cori: "Palestina libera", "Palestina libera dal fiume fino al mare".
"Uno dei posti più belli del mondo lo vuole stuprare per poi fare che cosa? Per cambiare l'economia siciliana, calabrese e meridionale? È prenderci in giro in un modo palese. A noi mancano 1000 cose, siamo due Italia differenti e noi vogliamo le cose che ci spettano e che non ci hanno mai dato", ha dichiarato un manifestante No Ponte. Sebbene nella lista dei partecipanti non ci fosse Cambiare Rotta, il gruppo studentesco comunista ha annunciato il proprio sostegno alla causa con lo slogan "No Ponte fino alla vittoria" e sono stati diversi i gruppi che, dall'esterno, hanno confermato l'appoggio alla causa. Uno di questi, a poche ore dalla manifestazione, ha anche pubblicato un tutorial video per spiegare come si costruiscono i chiodi a quattro punte, utilizzati fin dai tempi degli Antichi Romani, oggi utili come strumento di copertura contro l'avanzata dei mezzi gommati delle forze dell'ordine, il che dà la misura di quale sia la frangia che sostiene dall'esterno i "No Ponte".
Il rischio che lo Stretto di Messina possa diventare la nuova Val di Susa per ostacolare la costruzione del Ponte esiste, anche perché esistono già dei link tra i movimenti, che emergono dalle sigle che hanno confermato la propria presenza ma soprattutto dalle numerose bandiere "No Tav" che sono comparse anche in testa al corteo.