
Donald Trump vede Vladimir Putin per la prima volta dal suo ritorno alla Casa Bianca, determinato a mettere a segno progressi sostanziali per porre fine al conflitto in Ucraina che dura da tre anni e mezzo. Il presidente americano è cautamente ottimista sul summit di Ferragosto che si terrà in Alaska, al di là dello Stretto di Bering che divide i due Paesi, e segna il primo viaggio dello zar del Cremlino negli Stati Uniti in circa dieci anni. "Penso che ci stiamo avvicinando, abbiamo una possibilità" verso la pace, dice il tycoon, accennando alla possibilità di un accordo che comportare "uno scambio di territori. Si tratta di un territorio conteso da tre anni e mezzo. Molti russi sono morti, molti ucraini sono morti, quindi stiamo valutando la situazione, in realtà stiamo cercando di riprenderci qualcosa e di scambiare qualcosa. È complicato, non c'è niente di facile. È molto complicato. Ci saranno degli scambi di territori per il bene di entrambi"
Un'ipotesi che fa scendere il gelo col leader di Kiev Volodymyr Zelensky. "Gli ucraini difendono ciò che è loro. Non daremo alla Russia nessuna ricompensa per quello che ha fatto, la risposta alla questione territoriale ucraina è già nella nostra Costituzione. Nessuno potrà discostarsi da essa, non regaleremo la nostra terra all'occupante", afferma su Telegram. Secondo indiscrezioni del Wall Street Journal, Putin ha presentato una proposta all'amministrazione Usa per il cessate il fuoco che include importanti concessioni territoriali da parte di Kiev e un impegno per il riconoscimento a livello globale delle sue rivendicazioni. E sul fronte della partecipazione di Zelensky ai colloqui, un alto funzionario della Casa Bianca rivela a Cbs che la pianificazione del vertice del 15 agosto "è ancora fluida", ed è possibile che il leader di Kiev "possa essere coinvolto in qualche modo".
Nel frattempo spunta un retroscena riguardo la reale intesa sul tavolo: secondo Bild, nel colloquio del 6 agosto con Putin, l'inviato speciale Usa Steve Witkoff avrebbe frainteso la richiesta di Mosca di "ritiro pacifico" da Kherson e Zaporizhzhia. Nelle proposte di pace trapelate sui media, Putin sembrava disposto a discutere un cessate il fuoco dopo il ritiro delle forze ucraine solo da Donetsk e Lugansk, ma il Cremlino, sottolinea il tabloid tedesco, non ha modificato la sua posizione, ossia ottenere il pieno controllo delle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson (e non solo le parti già occupate delle stesse regioni) e la Crimea come condizione per la fine del conflitto. L'unica apertura riguarderebbe "cessate il fuoco settoriali" su infrastrutture energetiche o grandi città lontane dal fronte. Lo Zar non sarebbe disposto a interrompere le offensive nemmeno a fronte dell'offerta americana di revocare gran parte delle sanzioni e avviare nuovi accordi commerciali. Un alto funzionario ucraino ha detto a Bild che alcune parole pronunciate da Mosca sarebbero state erroneamente lette dall'inviato speciale come un segnale di apertura, precisando che "Witkoff non sa di cosa sta parlando". E per diversi osservatori, peraltro, il fatto che Trump abbia incassato il via libera di Putin al vertice in territorio americano (anche se Mosca definisce "del tutto logico che la nostra delegazione attraversi semplicemente lo Stretto di Bering") significa che il comandante in capo ha utilizzato argomenti persuasivi nei confronti del leader del Cremlino.
Per Trump, d'altronde, la posta in gioco è alta: una delle sue promesse elettorali era di porre fine alla guerra in Ucraina entro 24 ore, e pur se la scadenza è passata da
tempo, lui si considera ancora un grande negoziatore. Inoltre, non ha mai nascosto di volere il premio Nobel per la Pace, e incassare il merito di aver mediato la conclusione della guerra potrebbe avvicinarlo al suo obiettivo.