Australia, caccia all’arabo sulle spiagge di Baywatch

A Sydney 5mila giovani scatenano violenze razziali e scontri con la polizia

Australia, caccia all’arabo sulle spiagge di Baywatch

Massimo M. Veronese

Si sono dati appuntamento più o meno intorno a mezzogiorno. Stessa spiaggia, stesso mare, Cronulla Beach, a sud di Sydney, Australia. Cinquemila surfisti, abbronzati, con in muscoli in tiro, l’adrenalina a mille, qualcuno, chissà perché, con la bandiera australiana tatuata sul braccio. Cronulla Beach, Maroubra Beach, ma sembravano Malibù, Baywatch, David Hasselhoff, Pamela Anderson, trama così così, audience alle stelle, mai vista tanta gente tutta insieme sulla spiaggia. Peccato solo che ad andare in onda fosse un film del terrore.
Dicono che la settimana scorsa un paio di bagnini siano stati aggrediti, forse, ma non si sa, da una banda di mediorientali. Il mondo ormai ha i nervi a fior di pelle, anche quando corre nel paradiso terrestre. Sms, passaparola, e-mail, sono diventati tamburi di guerra, troviamoci tutti a Cronulla Beach, liberiamo la spiaggia da «lebs e wogs», libanesi e stranieri. In una parola: vendetta. La caccia all'uomo parte subito, appena messo il piede nudo sulla battigia: chiunque somigli anche vagamente a un arabo viene inseguito, raggiunto, picchiato. Cinquemila Big Jim armati di mazze da baseball, bastoni, bandiere australiane. A frugare ogni angolo di spiaggia, a scrutare incarogniti i volti dei turisti, a gridare, in mancanza di meglio, slogan nazionalisti. A costringere decine di sospetti a rifugiarsi nei negozi e negli hotel. Senza trovare molta solidarietà nel quartiere: «Questa è l'Australia, e se a loro non piace possono anche andarsene a casa». Le cose cominciano a mettersi malissimo appena le strade della città vengono invase dalle ambulanze, bersagliate anch’esse da lattine, calci, sputi. La polizia non si fa attendere, tenuta antisommossa e cani al seguito. Ma si prende le sue. Decine di auto gravemente danneggiate, almeno cinque feriti, uno pugnalato alla schiena, dodici arresti. Secondo Radio 2GB, una stazione locale, i disordini si sono poi estesi ad altri settori del litorale, al quartiere lì intorno. Come la rivolta delle periferie parigine. Stesse scena, stessa paura. «Quello che si è visto qui oggi è assolutamente disgustoso - cerca di giustificarsi il vice commissario Mark Goodwin -, certo non è questo il modello australiano». Anche il premier del Nuovo Galles del sud Morris Iemma ha voluto dire la sua, ha condannato le violenze, soprattutto gli attacchi alle ambulanze e siccome tutto il mondo è paese il portavoce dell’opposizione Peter Debnam ne ha approfittato subito per mettere il governo sul banco degli imputati: «Sydney è una città dove la violenza è ricorrente e diffusa - si è premurato di far sapere all’opinione pubblica - ma il suo problema maggiore sono il premier Iemma, il ministro dell'interno Carl Scully e il capo della polizia Ken Maroney. Sono loro la vera sciagura». Poi Keysar Trad, uno dei leader della comunità islamica, ci ha voluto mettere del suo: «Le violenze non sono una sorpresa dopo la retorica xenofoba vomitata dalle radio locali e da altri media in questi giorni». Acqua sul fuoco...
Per fortuna in serata c’è chi ha riportato l’ordine dalle parti di Baywatch. La spiaggia di Marubra è stata fatta evacuare in un attimo, senza che nessuno, nemmeno le teste più calde, osasse fiatare.

Gli è bastato fare un giro largo intorno a una barca, a 500 metri dalla spiaggia. Quattro metri di lunghezza, pinna a mezzaluna, una fila di denti lunga così. Uno squalo. Sulla spiaggia è tornato improvvisamente il silenzio. Ma questo è tutto un altro film.

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