Egregio Dottor Granzotto, le cito testualmente quanto riportato a pag. 37 del mensile Panoramauto-Cambio del mese di settembre 2009: «In Italia il numero di vetture in dotazione alle istituzioni è salito del 2,7% negli ultimi sei mesi (del 2009, ndr) per un totale di 624.330 unità. Un dato impressionante, se paragonato a quello di altri Paesi: gli USA sono secondi con 72.000 auto, seguono Francia con 63.000, UK con 56.000 e Germania con 55.000». Dunque, se la crescita percentuale si fosse mantenuta sia nel secondo trimestre del 2009 sia nel primo trimestre di questanno, oggi saremmo arrivati alla ragguardevole cifra di circa 660mila auto blu circolanti in Italia! Al costo dacquisto di questo enorme parco macchine si debbono aggiungere i costi fissi del personale, del carburante e della manutenzione, tutti a carico di noi fessi contribuenti. Insomma, malgrado gli annunci roboanti della politica, le promesse, le frasi a effetto, cambiano i governi, si alternano i ministri ma tutto resta come prima. Negli Stati Uniti i più alti funzionari del Pentagono arrivano in ufficio con la metropolitana o in taxi, in Inghilterra gli impiegati di rango arrivano in... completo blu (leggi: abito), magari qualcuno ancora con bombetta, ma a piedi. Come è possibile che in Italia non si riesce a eliminare questo disgustoso malcostume? Può una legge dello Stato imporre una drastica limitazione oppure Regioni, Province e Comuni possono fare ciò che vogliono? Lei mi dirà: con il federalismo molte cose cambieranno e io le rispondo alla Feltri: campa cavallo!
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Strano, caro Martines, che il mensile dellAci, pur sempre lAutomobile Club dItalia, abbia dato quella notizia senza alcun commento, senza alcuna precisazione. Avrebbe dovuto infatti spiegare che, applicando il metodo di conteggio che attribuisce allItalia 624.330 auto blu, gli Stati Uniti, per fare un esempio, ne registrerebbero oltre tre milioni. Linventario prodotto da Panoramauto-Cambio comprende infatti, per quel che ci riguarda, i mezzi di trasporto intestati a tutti gli enti statali o parastatali, compresi Polizia, Guardia di Finanza, Forestale, Carabinieri, Asl, Comunità montane, Poste, Rai eccetera. Attenui dunque, almeno di un buon cinquanta per cento, la sua indignazione, caro Martines: le auto blu son sempre tante, son sempre troppe, ma in numero assai inferiore a quello riportato dalla pubblicazione dellAci e che viene sbandierato dai «sinceri democratici» in funzione antiberlusconiana (come se le auto blu le avesse introdotte e incrementate il Cavaliere, come se governando Prodi non ne circolasse una che era una). Lei si fida di Renato Brunetta? Io sì: non ci ha mai tirato bidoni e non vedo perché dovrebbe tirarcelo con ste benedette auto blu. Che risulterebbero essere, una più una meno (il censimento non è ancora del tutto concluso, ma le cifre sono quelle), 30mila. Così suddivise: un 10mila in dotazione al Palazzo, cominciando dal Capo dello Stato e scendendo giù giù per li rami e li corridoi; 20mila quelle assegnate alla nomenclatura statale, che spazia dagli enti previdenziali alla Consulta, dal Csm ai Garanti, dai medi e alti gradi della Magistratura ad altro che ora non mi viene in mente, ma ci siamo capiti. A queste vanno però doverosamente aggiunte, ai fini del censimento, 60mila macchine che blu non sono, ma «grigie», utilitarie o quasi, non necessariamente pittate di scuro, non assegnate ad personam e utilizzate, per compiti di manutenzione, ispezione o sopralluoghi, guidandosele da sé.
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