Gli autonomi infangano la memoria di Ramelli

Gridare «Uccidere i fascisti non è reato» è sempre statao volgare. Gridarlo nei giorni dell’anniversario della morte di Sergio Ramelli, addirittura osceno. Eppure un centinaio di centrosocialisti guidati dall’ex consigliere regionale comunista Luciano Muhlbauer, non hanno avuto il minimo pudore a sfilare in corteo con questo e altri slogan dello stesso tenore, dopo aver persino tentato di andare a manifestare ai giardini dedicati al giovane missino massacrato 35 anni fa.
Era infatti il 13 marzo 1975 venne colpito sotto casa con pesanti chiavi inglesi. Rimase in coma un mese e mezzo per poi morire il 29 aprile. Dieci anni dopo vennero indentificati i colpevoli, otto esponenti di Avanguardia Operaia, condannati poi a pene variabili tra i sei e gli undici anni. Solo nel 2005 il Comune ricordò di questa giovane vita spezzata, dedicando un giardino tra via Pinturicchio e via Bronzino a Città Studi.
Da allora ogni 29 aprile, la destra ha puntualmente ricordato l’omicidio. In particolare quest’anno è stato messo in cantiere un quadrangolare di calcio e un concerto. Suscitando la reazione dell’area antagonista. L’altro giorno gli «antifascisti» hanno occupato gli uffici di Milano Sport presso la piscina Cozzi per chiedere non concedere il Lido per il torneo di calcetto. Poi hanno annunciato per ieri alle 15 un volantinaggio «antifascista» proprio ai giardini Ramelli. L’estrema destra ha annunciato che non glielo avrebbero consentito così, per evitare il peggio, la questura ha blindato l’intera area.
Alle 15.30 si sono presentati circa trenta aderenti al centro sociale il Cantiere, bloccati in via Pascoli, dove sono rimasti a ruggire una mez’oretta prima di farsi la solita passeggiata dietro a Muhlbauer scandendo i vecchi slogan anni ’70. Il più gettonato «Uccidere i fascisti non è reato» ma hanno riscosso grande successo anche «Fascisti, carabinieri e polizia uno a uno vi spazzeremo via» e «I covi dei fascisti si chiudono col fuoco ma con i fascisti dentro senno è troppo poco».

In piazza Graziadio Isaia Ascoli sosta davanti all’istituto magistrale Virgilio, poi la comitiva, arrivata a un centinaio di persone, ha ripreso a marciare, sempre minacciando di ammazzare fascisti, poliziotti e carabiniere, lungo via Juvarra, viale Romagna, via Pacini fino alla stazione di Lambrate dove, mancando poco a Inter-Atalanta, ognuno è andato per la sua strada.

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