«Avanti con gli incentivi, poi bisognerà ristrutturare»

RomaDelle tre grandi case automobilistiche Usa, Ford è l’unica che ha saputo fare affidamento solo sui propri mezzi per sopravvivere alla crisi, senza chiedere aiuto alla governo degli Stati Uniti. Ed è, tra tutte le marche automobilistiche, quella che meglio ha saputo sfruttare gli incentivi dei governi per sostenere le vendite in Europa. Con un milione e 100mila vetture vendute nei primi nove mesi dell’anno nei 19 principali Paesi (il 4,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008), ha aumentato il proprio peso in un mercato sceso del 9,7%, portando la quota oltre il 9%, al livello più alto degli ultimi 10 anni. Grazie anche al significativo contributo della filiale italiana, che con quasi 160mila consegne ha guadagnato terreno sia in termini assoluti (+19,2%), sia di quota di mercato (passata dall’8 al 9,7%). Ma la scadenza degli incentivi incombe. La Germania per ora ha detto basta, la Spagna ha dato l’ok per allungare i bonus nel 2010 e in Italia una decisione dev’essere ancora presa. Per questo il Giornale ha chiesto al numero uno di Ford in Europa di fare il punto sul prossimo futuro.
Qual è la vostra posizione sugli incentivi?
«Chiediamo ai governi di continuare, almeno fino a quando l’economia darà i segni di una ripresa che per il momento non si vede. Serve un paracadute, sull’esempio della Francia, che ha deciso di ridurre i bonus gradualmente».
Si dice che gli incentivi drogano il mercato.
«Noi rispondiamo che i bonus per la rottamazione tolgono dalle strade le vecchie auto, insicure e inquinanti, danno un sostegno all’attività di concessionarie e fornitori, e ovviano alla difficoltà di accedere al credito».
Prima o poi, però, gli aiuti statali finiranno.
«E si ripresenterà il problema dell’eccesso di capacità produttiva, che già c’era prima della crisi e non è stato affrontato. Ristrutturazioni anche pesanti in qualche caso saranno inevitabili».
Negli ultimi due anni, Ford Europa ha chiuso i bilanci con il segno più. Riuscirete a fare profitti anche nel 2009?
«Il mercato rimane molto difficile. Va un po’ meglio in alcuni Paesi, ma la crisi è ancora pesante in altri, specialmente la Russia dove non si vedono segnali di recupero, e nel settore dei veicoli commerciali. In generale c’è stata una migrazione della clientela verso le auto più piccole e meno costose che nel mercato "non premium" sicuramente continuerà. Non posso dire se a fine anno i nostri conti saranno ancora in nero, ma è sicuro che lavoriamo per un business sostenibile».
Come procede la collaborazione in Polonia con Fiat per la vostra Ka?
«Siamo contenti. L’unico problema è che abbiamo dovuto chiedere a Sergio Marchionne di darci più macchine, perché le richieste superano ampiamente la disponibilità».
Con Fiesta e la nuova Focus che arriverà l’anno prossimo, Ford ha deciso di puntare sulle «auto globali». È una strategia che ripaga?
«È presto per dirlo. Negli Usa, però, c’è grande interesse per il prossimo arrivo della Fiesta. E della nuova famiglia della Focus, declinata in 10 modelli, pensiamo di vendere in tutto il mondo due milioni di unità».
La moda del momento dice che le auto del futuro saranno elettriche. Ford ci crede?
«Non è un cambiamento che si può fare dall’oggi al domani. C’è molto da capire e imparare su come fare queste vetture. Poi c’è il grosso problema delle infrastrutture. E bisogna vedere se la gente le vuole».


La preoccupa il fatto che Magna, un vostro fornitore, stia per diventare anche costruttore con l’acquisizione di Opel?
«Se l’acquisto andrà a buon fine, confidiamo nella capacità di Magna di tenere separato il business Opel da quello delle forniture. In ogni caso, noi siamo buoni clienti di Magna e per ora non abbiamo motivo di lamentarci».

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