L'impresa eccezionale

Dal Colosseo alla Basilica di Norcia, i cantieri impossibili dei maghi del restauro

L'azienda pugliese Cobar è riferimento a livello nazionale per gli interventi di restauro più delicati: fondata una quarantina di anni fa, fattura 200 milioni di euro e ha oltre 350 dipendenti

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L’intervento di cui vanno più orgogliosi è quello che ha riguardato il Colosseo. Qui, infatti, Cobar ha contribuito al restauro degli Ipogei, un dedalo di corridoi, archi e passaggi nei quali venivano preparati gli spettacoli dell’anfiteatro Flavio. Ma tra le operazioni che fanno di questa realtà pugliese una delle eccellenze italiane nel campo dei grandi restauri ci sono anche quelle che hanno riguardato il Palazzo Reale di Caserta, Palazzo Barberini a Roma, il Teatro San Carlo di Napoli e il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, nel quale sono custoditi i Bronzi di Riace, giusto per citarne qualcuna.

Impresa di riferimento in campo edile per gli immobili di alto pregio, con un’expertise riconosciuta nel restauro, nella ristrutturazione e nel risanamento conservativo di beni monumentali di alto valore storico sottoposti a tutela (teatri, musei, chiese, santuari, monasteri, palazzi storici), Cobar può sfoggiare un curriculum che fa impressione. E che aiuta a comprendere meglio i numeri di questa impresa, fondata una quarantina di anni fa ad Altamura (Bari) da Vito Barozzi: un fatturato di 200 milioni di euro, un operato validato da ben 12 certificazioni di qualità, più di 350 dipendenti tra operai e tecnici, e un migliaio di professionalità esterne coinvolte.

Ogni restauro è una nuova sfida

“Avere la possibilità di mettere mano a beni di grande importanza storico-culturale è un’occasione irripetibile” spiega Vito Barozzi, fondatore e amministratore unico di Cobar Spa. “Ciascuno di essi è unico per caratteristiche e per qualità e perciò va indagato attraverso delicate e approfondite fasi di studio e analisi che servono a progettare il miglior intervento possibile, che ovviamente deve essere cucito su misura. È un confronto che affrontiamo con grande rispetto, poiché operazioni di questo tipo rimangono nella storia del monumento e nella sua narrazione futura”.

Intervenire su edifici antichi, risalenti a secoli e millenni passati e realizzati con tecniche costruttive che, nel frattempo, sono state dimenticate o sono andate perdute è un’operazione tutt’altro che banale. “I cantieri di restauro sono vere e proprie sfide”, conferma Barozzi. “Occorrono professionalità altamente specializzate e l’Italia in questo è maestra grazie all’eccellenza in materia di restauro e conservazione che i suoi tecnici hanno appreso anche grazie al loro esser figli di un patrimonio di bellezze ricco e variegato”.

Nessuna sorpresa, quindi, che l’intervento che sta realizzando Cobar sulla Basilica di San Benedetto a Norcia, il santo patrono d’Europa, abbia attirato l’attenzione non solo dei tecnici italiani, ma anche di quelli europei. “Percepiamo tutta l’attenzione e il calore della intera comunità europea che sta seguendo in prima linea l’avanzamento dei lavori, anche perché ci stiamo confrontando con tecniche costruttive del 400 d.C. che rendono ogni singola fase un’emozionante scoperta”, conferma il fondatore di Cobar. “Aver lavorato sul Colosseo ci riempie di orgoglio, ma anche questa sfida su cui siamo concentrati ora è uno stimolo costante”.

Cosa succede con il PNRR

Non solo. II lavoro dell’azienda, infatti, non si limita al settore dei beni culturali. L’expertise maturata in decenni di delicati interventi sul patrimonio edilizio italiano ha consentito all’azienda di ampliare il proprio raggio d’azione alla realizzazione di opere pubbliche nel settore dell’edilizia industriale e delle infrastrutture, oltre che la realizzazione, gestione e manutenzione di impianti tecnologici.

Tutto questo operando in un settore, quello delle costruzioni, che negli ultimi lustri si è dimostrato a dir poco altalenante. “Veniamo da un periodo in cui gli incentivi fiscali dei vari bonus emanati dal Governo hanno esaltato il mercato che, per quasi un anno, è stato assorbito da questa tipologia di lavori”, spiega Barozzi.

Poi, “l’improvviso blocco della cessione dei crediti da parte degli istituti bancari ha generato un colpo di coda nel settore che ha messo in difficoltà tantissime realtà che si sono ritrovate di punto in bianco con i cassetti fiscali pieni e con poca liquidità sui conti. Adesso ciò che sta animando nuovamente il mercato sono i fondi pubblici del PNRR, che stanno inondando il territorio nazionale di opere pubbliche da realizzare e che darà per i prossimi 2/3 anni ampi fronti di lavori per tutti i settori legati all’edilizia.

Il rischio, però, è che tutta questa mole di lavoro non si riesca a realizzare per tempo”, conclude Barozzi, “cosa che rappresenterebbe un danno per i territori e per le imprese del settore che contano su questi lavori per rimanere in piedi”.

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