Bagnasco: «Il Vangelo parla all’uomo d’oggi»

Al mattino cattedrale gremita da 300 sacerdoti. Il presidente della Cei: «Non dobbiamo tacere». Poi il richiamo ai gesti di eroismo dei fedeli

Bagnasco: «Il Vangelo parla all’uomo d’oggi»

Un richiamo all’attualità del Vangelo («parla ancora all’uomo di moderno?») e un pensiero ai «tanti esempi di autentico eroismo che conosco della nostra diocesi». Sono i temi toccati ieri dall’arcivescovo, tornato a celebrare in Duomo dopo la scritta intimidatoria «Bagnasco vergogna» lasciata sul portone principale. La guardia del corpo lo ha seguito a distanza durante la celebrazione del mattino con 320 sacerdoti della diocesi e al pomeriggio, per la messa durante la quale Angelo Bagnasco ha ripetuto il gesto di Gesù lavando i piedi a dodici giovani.
Per la messa del mattino, il Duomo è gremito di sacerdoti (che poi pranzeranno in Curia con l’arcivescovo) e fedeli. C’è anche il nunzio apostolico in Ecuador, Giacomo Guido Ottonello, di origine genovese. Bagnasco arriva subito al tema centrale della sua omelia: «È ancora possibile parlare all'uomo di oggi? Il Vangelo, di cui siamo ministri ed araldi, parla ancora all'uomo moderno?». Nella storia, ricorda Bagnasco, le inquietudini e la ricerca di certezze dell’uomo non sono mutate. «Qualche volta possiamo essere sfiorati da dubbio, ma la parola di Gesù a Paolo, perplesso e smarrito di fronte alla disincantata città di Corinto, risuona per ciascuno di noi: “Non aver paura ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città”».
Dopo l’omelia, l’arcivescovo benedice gli oli sacri (il sacro crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi). L’agente di scorta segue i suoi movimenti restando in piedi vicino alla porta laterale.
Nel pomeriggio l’arcivescovo torna in cattedrale per la messa in «Coena Domini». «Non posso qui fare a meno di ricordare con ammirazione tanti esempi di autentico eroismo che conosco nella nostra Diocesi - dice nell’omelia-. Quante persone vivono ogni giorno, per mesi e anni, la fedeltà della dedizione ai malati, ai bisognosi nella propria casa o presso i vicini, o negli ospedali, nelle case di riposo, di ricupero, nelle carceri... E tutto nella semplicità schiva di chi ritiene di far solo il proprio dovere!».
Riflette poi sulle parole del Vangelo «li amò sino alla fine» riferite a Gesù e i discepoli, più in generale a Dio e all’uomo: «L’intensità di queste parole ci parla della fedeltà dell'amore, una fedeltà a tutta prova - spiega Bagnasco-. Quale tesoro la fedeltà: senza, non esiste l'amore! Di fronte al tradimento, Gesù continua ad amare. Nel Getzemani, ama e si affida al Padre. Davanti all'ingiustizia e alla violenza dei suoi carnefici perdona. Nell'abbandono e nella solitudine in cui lo lasceranno i suoi Apostoli, non cesserà di cercare lo sguardo di Pietro e di amarlo». E attualizza il messaggio: «Rinnovare la fede è lasciarci amare da Lui e accogliere le esigenze del suo amore; è desiderare – con Lui e come Lui – di amare anche noi “sino alla fine”. Sentiamo che ciò è arduo: siamo esploratori esperti della nostra debolezza. Insieme alla bellezza, avvertiamo tutta la fatica d'amare. Ma alla luce del Vangelo, sappiamo che la fatica dell'amore è la prova più certa dell'amore».
L’arcivescovo conclude richiamando il legame tra eucarestia e carità. Poi dice: «Volevi dirci che per avere parte con te dobbiamo lasciarci amare da te e amarci tra noi? Dobbiamo farci lavare dal tuo perdono e lavarci i piedi gli uni gli altri con l'acqua della misericordia e del servizio. Volevi dunque dirci che non c'è Eucaristia senza carità, come non c'è carità senza Eucaristia? L'Eucaristia e la carità sono gli aspetti del tuo volto, o Signore amante degli uomini. Non finiremo mai di lavarci i piedi e di scoprire che sotto le spoglie del bisognoso, del malato, della persona sola, dello straniero in cerca di dignità, ci sei tu che ci sorridi e ci fai entrare nella tua dimora, accanto al tuo cuore buono e benefico come il focolare di casa».


Oggi, l’arcivescovo presiederà alle 9 in Duomo la celebrazione delle Letture e delle Lodi mattutine e alle 17.30 la Liturgia della Passione e Morte del Signore. Domani alle 9 sarà in cattedrale per le Lodi, la sera dalle 21 presiederà la veglia di Pasqua, trasmessa in diretta da Telecittà.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica