Il bagnino-scrittore che svela i segreti dei tipi da spiaggia

Nino Materi

dal nostro inviato a Lerici (La Spezia)

Ivano, alias Black&Decker, fa il bagnino a Rimini. Quel soprannome da trapano glielo affibbiarono per le qualità di infaticabile amatore risalenti ai tempi in cui i suoi addominali non erano ancora stati annichiliti dalle troppe piadine.
A molti chilometri di distanza - precisamente a Lerici - c’è un «collega» di Ivano che rappresenta il volto intellettuale di questa antica professione che il burocratese ha trasformato in «assistente al soccorso balneare»: Marco Buticchi, 49 anni, abilissimo a nuotare sia nel mare placido del Golfo dei poeti, sia nelle acque procellose dell’editoria italiana.
Buticchi ha scritto cinque libri di successo che gli sono valsi l’etichetta di «Ken Follett italiano», ma ciò non è bastato per allontanarlo dal trespolo modello bay watch dal quale osserva che nel suo lido vada tutto liscio. E quando scriviamo «suo» intendiamo suo davvero, visto che coi soldi guadagnati durante gli anni trascorsi a comprare e vendere l’oro nero in ogni parte del mondo (suo padre, Albino Buticchi, faceva il petroliere e dal 1972 al ’75 è stato presidente del Milan ndr) ha messo su un bel gruzzolo, riuscendo ad acquistare l’arenile principale di Lerici dove pochi giorni fa ha inaugurato il più elegante hotel del paese.
Altro che bagnino, lei è un supermanager per il quale, fischietto, binocolo, salvagente e moscone con la scritta «salvataggio» rappresentano dei simboli letterari, più che degli strumenti di lavoro.
«Per anni il bagnino l’ho fatto realmente. Ora ho una certa età e una certa pancetta, ragion per cui mi sono tirato in disparte».
E ha scritto un memoriale ironico sullo «spaccato di umanità» che affolla la battigia, dove non sono pochi quelli convinti che Ken Follett sia un calciatore della nazionale tedesca.
«Il mio ultimo libro Scusi, bagnino, l’ombrellone non funziona, pubblicato da Longanesi, è pieno di "mostri" da spiaggia tra i quali domina cinismo e arroganza».
Lei li ha catalogati tutti. Partiamo da «Tantra», stereotipo della bellona perennemente stesa al sole.
«È sempre tra i primi clienti ad arrivare e tra gli ultimi ad alzarsi dal lettino. Tantra si sdraia sempre in maniera straordinariamente composta: una gamba qua e l’altra molto, ma molto più in là. Quello è, per gli uomini del lido, il muto segnale che dà inizio al carosello: tutti cominciano a gironzolarle intorno con fare innocente quanto insinuante».
Ed è allora che sulla sabbia entra in scena «Il Manzo».
«Il Manzo cucca sempre e, forse per questo motivo, buona parte degli uomini è invidiosa e gode quando, col passare degli anni, anch’egli sbanda verso il pingue viale del declino e comincia a combattere con le inesorabili maniglie dell’amore».
Ma il peggiore è «Il Loquace», come difendersi?
«Lo si riconosce dalla frase d’esordio: "Non ci sono più i valori di una volta!". A questo punto non resta che scappare».
Meglio tenersi alla larga pure dal «Colonnello».
«Il rito è sempre lo stesso per l’intera vacanza. Il Colonnello arriva, parcheggia la moglie sotto l’ombrellone e le raccomanda di stare lontana dal sole. Il Colonnello, libero di muoversi, si porta con fare ossequioso presso la postazione del Manzo. Obiettivo: raccogliere informazioni e pettegolezzi».
Ecco quindi arrivare «Er Cazzaro Vero».
«A Er Cazzaro Vero lo stare al centro dell’attenzione provoca un’incontenibile scarica di adrenalina: interpreta al meglio la sua parte, sparandole sempre più grosse a mano a mano che attorno a lui l’attenzione aumenta».
Meritata parentesi per il «calciatore Adelmo Cartini» e a sua moglie «Glauca».
«Adelmo Cartini milita ormai in quarta serie, ma non c’è mattina che il suo ombrellone non sia meta del pellegrinaggio di tifosi in crisi d’astinenza e di mister in pectore. La moglie Glauca è invece l’icona perfetta della moglie del campione.

Ama ostentare un look da velina, malgrado il fisico ormai un po’ appesantito: minigonna in jeans sfrangiata genere Pocahontas dei poveri, stivale rosso con tacco da diciotto e top nero in tessuto elasticizzato».
Un’ottima ragione per preferire le ferie in montagna.

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