di Marco Giorgino*
È opinione diffusa che, se non identifichiamo delle soluzioni perché il sistema bancario trovi il modo di riprendere a svolgere il suo ruolo istituzionale di supporto e sostegno alleconomia, anche il tentativo di ripresa del ciclo economico non avrà risposte efficaci. Si badi bene che non è solo attraverso il capitale che il sistema delle imprese potrà ripartire, ma di certo lo snodo finanziario rappresenta in questa fase uno dei più critici. È assolutamente giustificato, pertanto, lelevato livello di guardia che mercati e regolatori stanno mantenendo sulle banche italiane ed europee. Alcuni fatti importanti si stanno verificando e non sempre sono fatti che vanno nella stessa direzione e contribuiscono alle esigenze finanziarie del sistema reale. Fondamentale è stata la politica di long term refinancing operation della Bce, di cui le banche italiane hanno, più di molte altre, beneficiato. Decine di miliardi, infatti, hanno alimentato, e alimenteranno ancora, la loro tesoreria attraverso questo programma, in parte sostituendo forme di provvista esistenti, in parte alimentando di nuovo funding la raccolta. Spinta importante, inoltre, è quella verso la capitalizzazione, esercitata, in primis, dalla European banking authority che vuole banche più solide e che, in un momento molto critico, e non certamente favorevole allequity, spinge per leffettuazione di aumenti di capitale. Più a casa nostra assistiamo ad altri due fatti importanti. Da un lato le banche siglano con gli imprenditori un accordo di moratoria su debiti e su tassi fino ai prossimi dodici mesi, e così facendo alleggeriscono la pressione sulle imprese rispetto ai debiti esistenti. Non è fatto di poco conto, ma certamente sono interventi più a supporto di scelte passate e non necessariamente a sostegno di investimenti futuri. Dallaltro verifichiamo, non senza un pizzico di sorpresa, che il governo decide di anticipare la scadenza per il pagamento della nuova imposta patrimoniale sui conti titoli e sugli altri strumenti finanziari da novembre al prossimo aprile, con un evidente carico finanziario sui conti degli intermediari e dei loro clienti. La domanda fondamentale che però rimane a oggi ancora irrisolta è quanto tutti questi interventi, da parte di soggetti diversi, hanno impatto reale sullo stato di salute e sulle capacità di recupero del nostro sistema imprenditoriale. In altri termini, il punto è come la liquidità di cui le banche possono ora disporre e la maggiore capacità di assumere rischi derivante da una maggiore capitalizzazione, possono rappresentare fattori di recupero di condizioni di maggior equilibrio finanziario per le imprese. Il credit crunch non è solo una condizione da manuale e va assolutamente evitato.
*Professore di Finanza
al Politecnico di Milano
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