MilanoAlla fine, ad affossare le speranze di Lele Mora di salvare il suo impero fatto di artisti, di personaggi noti, di dilettanti allo sbaraglio, è una fideiussione che non si è trovata. In tutta Italia non si è trovata una sola banca o assicurazione disposta a garantire al fisco che Lele Mora avrebbe pagato i suoi debiti. E così, ieri mattina, il tribunale di Milano stacca la spina alla «Lm Management», la società di Mora: fallimento. Per il mondo del gossip, delle tivù pubbliche e private, dei tronisti e delle veline, è unepoca che si chiude.
Ad avviare Mora sul piano inclinato verso il crac era stata, tre anni fa, lAgenzia delle entrate: che gli aveva rifilato un accertamento da più di 15 milioni, accusandolo di avere scaricato dalle tasse una quantità fantasmagorica di spese di rappresentanza, jet privati, rose rosse, party, yacht, feste, insomma tutto il caravanserraglio che scarrozzava qua e là i bulli e le pupe della scuderia Lm. «Per il suo lavoro quelle spese sono essenziali come il tornio per una fabbrica metalmeccanica», aveva provato a sostenere Luca Giuliante, lavvocato di Mora. Niente da fare. Anche perché nel frattempo era esplosa Vallettopoli, e la scuderia era stata abbandonata in massa dagli ingrati discepoli del guru del gossip.
Così, era arrivata listanza di fallimento da parte del fisco, che Mora e i suoi legali avevano cercato di bloccare con una richiesta di concordato preventivo. E laccordo era stato raggiunto: lAgenzia delle entrate rinunciava ad affossare Mora in cambio di soli sei milioni di euro. Due milioni e mezzo venivano forniti da Mora cedendo al fisco tutti i suoi crediti, e garantendoli con le case dei figli Mirko e Diana; gli altri tre e mezzo sarebbero stati versati a rate - un milione allanno - grazie alla ripartenza in grande stile delle attività di Mora, che avrebbe fuso la Lm Management con unaltra sua creatura, la Lm Productions. Per garantire questa seconda tranche, però, il fisco pretendeva una fideiussione bancaria o assicurativa.
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