Banchieri in trincea a difesa dei bilanci 2011

nostro inviato a Cernobbio

Il pessimismo cosmico dei protagonisti del Workshop Ambrosetti di Cernobbio sulle future evoluzioni dei mercati ha contagiato pure Piazza Affari che ieri ha chiuso con un pesante calo del 3,89 per cento. E, come di prassi in questi casi, a pagare lo scotto delle vendite sono stati i titoli bancari. I due maggiori istituti italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit, hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 4,8 e il 5,3 per cento.
Se nei colloqui a porte chiuse di Villa d’Este economisti e imprenditori sono pressoché certi dell’arrivo di una nuova ondata recessiva che restringerà i confini dell’area euro, a Piazza Affari gli operatori hanno già iniziato ad alleggerire le posizioni sul sistema-Italia, stimolati anche dalla prossima uscita dallo Stoxx 50 Europe delle due grandi banche.
Non è un caso, perciò, che i top banker italiani giunti sulle rive del Lago di Como abbiano voluto esorcizzare con le loro dichiarazioni le profezie di sventura. Il primo a sbilanciarsi è stato il direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro, che ha voluto rassicurare il mercato sulla solidità di Piazza Cordusio. «Stiamo lavorando forte per rispettare gli obiettivi di fine anno», ha dichiarato precisando, però, che «indubbiamente lo scenario è molto complicato ma siamo sulla buona strada». Analogamente, il direttore generale ha sottolineato che Unicredit «non ha assolutamente problemi di funding», avendo già fatto fronte al 90% delle esigenze per il 2011.
Parole misurate e «studiate» che giungono dal manager bancario nel giorno in cui tornano a intensificarsi i rumor su un nuovo aumento di capitale da realizzare tra fine 2011 e inizio 2012 per circa 2 miliardi. Il difficile contesto macroeconomico potrebbe scoraggiare l’adesione pro-quota degli azionisti di maggioranza relativa, le Fondazioni, già messe a dura prova dalle precedenti iniezioni di liquido. In stand by, per ora, altri azionisti di minoranza come i tedeschi di Allianz che in precedenza avevano sempre mantenuto il loro 2% e gli arabi di Aabar. Nicastro ha cercato di fare buona pubblicità alla banca invitando a scommettere ancora sul titolo.
Diverso l’atteggiamento dell’ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. Innanzitutto, ha smentito pubblicamente le previsioni pessimistiche del Fondo monetario internazionale secondo cui le banche europee avrebbero bisogno di 200 miliardi di capitale fresco. «Mi sembra che quelle stime siano piuttosto avventate», ha ribattuto.
Ma soprattutto Passera ha voluto riaffermare la qualità delle contromisure messe in campo per affrontare la difficile situazione macroeconomica. «Non vediamo necessità di cambiare gli obiettivi che ci siamo dati per l’anno - ha detto - perché abbiamo introdotto una serie di nuove azioni», in particolare sul versante del taglio dei costi, per reagire alla crisi. Intesa Sanpaolo, inoltre, ha già messo fieno in cascina. All’inizio dell’anno si era già garantito il 100% del funding a medio termine per il 2011, mentre a giugno l’aumento di capitale da 5 miliardi ha ulteriormente messo in sicurezza la patrimonializzazione. «Ci siamo garantiti risorse per poter continuare a gestire la banca con serenità e a garantire la crescita del credito», ha rimarcato. La «serenità» attuale, però, potrebbe non essere eterna.

La raccolta a medio e lungo termine sul mercato interbancario è diventata molto più difficile perché c’è «una propensione molto negativa degli investitori americani». Il 2012 potrebbe riservare nuove sorprese, ma il pessimismo di Cernobbio non è sicuramente un buon viatico per i nostri banchieri.

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