da Milano
Il Banco Popolare detta la propria linea su Italease spingendo alla presidenza Lino Benassi accanto allad Massimo Mazzega. Lascesa dellex numero uno della Comit e ora presidente del Credit Suisse Italia è stata approvata ieri dai grandi soci del patto insieme alla lista per rinnovare il cda come richiesto da Bankitalia dopo che la gestione di alcuni prodotti derivati ha aperto un buco da 388 milioni nei conti di Italease.
Il consenso è stato unanime ma il confronto si è protratto per oltre quattro ore mentre alcuni soci avrebbero chiesto anche copia degli ultimi comunicati della banca e alcune pagine del bilancio. Teatro della riunione il quartier generale della Banca Popolare di Sondrio (che è socia di Italease con il 3,8%), dove il direttore generale Mario Alberto Pedranzini ha fatto gli onori di casa.
Accantonata lalternativa di sostituire Lucio Rondelli con Sandro Salvati, inizialmente sponsorizzato da una parte minoritaria del patto, il Banco Popolare ha così stretto la propria presa su Italease. Dove la cooperativa di Carlo Fratta Pasini (primo socio con il 30%) potrà contare su quattro consiglieri: oltre agli «ufficiali di collegamento» Massimo Minolfi e Franco Nale, appunto Benassi e Mazzega, entrambi espressione del patto ma voluti da Verona. Un peso specifico notevole rispetto alle 11 caselle ora disponibili dove prenderanno posto i candidati degli altri istituti azionisti: Mimmo Guidotti (uno degli «emergenti» in seno alla Banca Popolare Emilia Romagna di cui è vice direttore), Massimo Luviè di Banca Reale e Antonio Zoncada (ex presidente Basf). Oltre a quattro indipendenti di peso: Mario Sarcinelli, Guido Cammarano, Angelo Benessia e Massimo Belcredi così da marcare la differenza rispetto alla precedente gestione dellex numero uno Massimo Faenza.
Dopo un lungo confronto con Bankitalia la lista completa è stata diffusa solo ieri sera da Italease, al centro degli scambi in Piazza Affari dove il titolo ha recuperato il 6,67% a 14,4 euro. A questo punto lultima parola spetta allassemblea dei soci in calendario l8 settembre: se i fondi rimasti nel capitale presentassero una lista di minoranza uno dei consiglieri candidati dal patto potrebbe essere costretto a fare un passo indietro. Sul tavolo resta poi il nodo dellaumento di capitale fino a 700 milioni per riparare alla mina dei derivati su cui sta indagando anche la magistratura.
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