Non si può pensionare un eroe, eppure a Washington ci stanno provando. Non si può pensionare l’epoca di un intero Paese, forse la si può mettere alle spalle, ma il dubbio che lascia non riesce ad andare via, adesso che - dopo un anno di presidenza Obama -, molte certezze sono già crollate e l’America deve decidere se il suo eroe preferito deve morire. Se deve essere dimenticato per dimenticare.
Se non siete fan della serie tv 24 allora forse non sapete chi è Jack Bauer. Ma soprattutto non sapete che c’è un Jack Bauer dentro di voi, un lato oscuro che fate finta di non vedere ma che 24 invece vi obbliga a scoprire. È successo appunto negli Stati Uniti, per almeno sette stagioni nei quali indici di ascolto e ricavi degli sponsor hanno fatto di Kiefer Sutherland - il figlio d’arte attore principale della fiction - l’agente segreto della porta accanto. Quello dell’America di George W. Bush. Sette stagioni, sette giorni qualsiasi, narrati e scanditi in 24 puntate di un’ora l’una, in tempo reale e con un orologio martellante ad accompagnare buoni e cattivi.
Chi invece è fan del serial tv, giunto adesso all’ottava stagione, sa che le vicende dell’agente Bauer non sono altro che la realtà dell’11 settembre diventata vita quotidiana. Per questo, da allora, Jack è diventato un eroe, il leader di un Paese virtuale che assomigliava sempre di più a quello reale, fino a diventarne quasi l’oracolo. È stato 24 per esempio a narrare la crescente minaccia islamica verso gli Stati Uniti, a preconizzare attentati in larga scala, a rivelare che all’interno della «nazione dei liberi» c’era chi, quella libertà, la usava per organizzarne la morte. Così com’è è stato 24 a mettere la presidenza degli Stati Uniti nelle mani di un nero prima e di una donna adesso, ovvero il presente e - probabilmente - il futuro.
Ed ecco perché allora doveva esistere un Jack Bauer, per difendere tutto questo: lui era l’America e l’America era piena di gente come lui. Il mondo stava rotolando su un filo sottilissimo e 24 insomma non era altro che la sua esagerazione scenica neanche troppo esagerata. Era in fondo il mondo di George W.
Solo che adesso Bauer non serve più, almeno così dicono i dati di ascolto e gli introiti pubblicitari: la serie - approdata a New York, dove questa volta la minaccia è contro un accordo di pace tra gli Usa e un Paese chiamato Repubblica Islamica del Kamistan che si legge in pratica Iran - questa volta stenta e la Fox del filo repubblicano Rupert Murdoch sta pensando di spegnerla. Sta pensando di uccidere il suo eroe e sarà un caso che tutto questo avviene subito dopo che Eliza Manningham-Buller - l’ex-capo del MI5, il servizio di controspionaggio britannico - ha rivelato che l’ex-presidente George W. Bush, il vicepresidente Dick Cheney e il ministro della Difesa Donald Rumsfeld erano tutti affascinati ed ammirati dai metodi di tortura usati da Jack Bauer. Come dire: loro guardavano la tv e poi facevano utilizzare gli stessi metodi nell’interrogare i sospetti terroristi. E allora chiudiamo 24: dimenticare per dimenticare.
La realtà però è perfino più difficile della fantasia e se è vero che Jack Bauer non è più l’eroe di un Paese diventato troppo liberal, probabilmente è difficile disfarsi dei propri fantasmi semplicemente spegnendo la tv. L’America in questo ultimo anno ha scoperto che il mondo di George W. non era così assurdo e che un’eroe come Jack può sempre servire, che sia reale o no. Così, ecco che forse 24 non morirà, perché come capita nei telefilm arriva sempre qualcuno a salvare l’eroe. In questo caso si parla della Nbc, lo storico network a stelle e strisce, pronto a rilevare il contratto e lanciare la nona stagione, il nono giorno di un Paese in adrenalina permanente effettiva. E comunque, fanno sapere i produttori, 24 non finirà sul piccolo schermo perché - comunque vada - sarà un film a terminare l’avventura di Jack.
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