Scontro Cei-Meloni sui migranti. Ma i vescovi: "Regolare i flussi"

La premier replica a Perego (Fondazione Migrantes) dopo le critiche al governo. "Noi combattiamo le organizzazioni criminali". La fronda conservatrice tra i prelati

Scontro Cei-Meloni sui migranti. Ma i vescovi: "Regolare i flussi"
00:00 00:00

Non tutti i vescovi sono per l'accoglienza indiscriminata. Non tutti i vescovi ritengono che lo Stato debba spalancare i porti. Non tutti i vescovi ritengono inesistenti i confini.

Nel mondo ecclesiastico c'è anche chi, da tempo, denuncia gli effetti di un'immigrazione incontrollata.

Proprio ieri il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha replicato al vescovo di Ferrara, monsignor Gian Carlo Perego che presiede la Commissione episcopale per le migrazioni e la Fondazione Migrantes dopo che quest'ultimo aveva parlato di "strategie subdole" del governo in materia migratoria. Perego è intervenuto subito dopo la pronuncia della Corte Ue sui Paesi sicuri, con un tempismo quantomeno curioso. Perego si è scagliato contro il "balletto di decreti e di leggi per utilizzare come hub, come centri di accoglienza e come Cpr le strutture costose realizzate in Albania". Meloni ha rimandato al mittente le accuse: "Noi non mascheriamo l'intento di combattere le organizzazioni criminali o di far rispettare le leggi dello Stato italiano, obiettivi che consideriamo lodevoli. Subdoli sono ben altri comportamenti".

Una posizione che non scandalizza affatto alcuni presuli italiani. Anzi.

Senza entrare nella polemica, alcuni alti consacrati hanno voluto ribadire il proprio punto di vista. Il vescovo di Ventimiglia, Antonio Suetta (foto in basso a destra), preso atto del Catechismo, parla del "dovere di solidarietà" come punto di riferimento. Ma anche della "capacità di accoglienza che uno Stato possiede". "Non può esistere dice al Giornale un'accoglienza superiore alle risorse e alle capacità recettive". Anche perché "non sarebbe una buona accoglienza in sé".

Su chi migra per "cercare migliori condizioni di vita" chiosa Suetta occorre "ancor di più la programmazione dei flussi calcolata in base alle capacità recettive". E infine: "non si può dire che di fronte a nessuna esigenza si debba calpestare la legalità".

Insomma, premesso il dovere di solidarietà, una gestione è necessaria. Anche monsignor Massimo Camisasca, vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla, che ora si trova in Spagna, sottolinea il diritto dello Stato di "discernere" quali siano le ragioni della ricerca di una vita migliore. L'integrazione continua deve avvenire "in modo vero", e i migranti devono poter far parte del "tessuto della nazione". Pure Camisasca premette il dovere dei cristiani e della Chiesa cattolica di "mostrare grande sensibilità verso chi cerca una nuova patria".

Monsignor Nicola Bux, teologo ed ex collaboratore di Joseph Ratzinger, cita il cardinal Giacomo Biffi, che "invitava a considerare l'opportunità di accogliere i migranti dai Paesi cristiani, in quanto integrabili con le tradizioni e le culture dell'Italia". "L'insegnamento cattolico insiste don Nicola Bux è che l'immigrazione è un diritto subordinato alle condizioni giuridiche stabilite dall'autorità politica. Dunque chiosa diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Bux cita il punto 2242 del Catechismo. Nel 2241, invece, c'è scritto che "l'immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri". Quando si parla del rapporto tra gestione dei fenomeni migratori e posizione della Chiesa cattolica, è difficile non tenere conto della visione dei cardinali africani. Il cardinal Robert Sarah, ad esempio, è uno strenuo sostenitore del "diritto a non emigrare".

E anche il cardinal Francis Arinze, nigeriano, ha sempre

manifestato preoccupazione per il numero "di giovani e di professionisti" che stanno lasciando il continente africano. Per la Chiesa africana l'emigrazione è un problema gigantesco, in primis per il futuro di quel continente.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica