Il baratto di Prodi: sei eurodeputati per i fondi Tav

Il premier sarebbe disposto a non far storie sulla riduzione del numero di parlamentari italiani a Strasburgo in cambio dei soldi per la Torino-Lione. Oggi il voto sulla nuova attribuzione dei seggi. Si rafforza l’ipotesi di un accordo sotterraneo affinché Bruxelles sia clemente anche sui nostri conti pubblici

Il baratto di Prodi: sei eurodeputati per i fondi Tav
Bruxelles - Rien va plus: parte oggi nella capitale comunitaria il dibattito sulla riduzione del numero degli europarlamentari che condanna l’Italia a cederne 6 e a scendere al quarto posto - dietro Germania, Francia e Gran Bretagna - dopo anni e anni di parità numeriche. Il voto d’aula è in programma domani, ma i giochi si fanno in queste ore. Perché per Romano Prodi, atterrato ieri sera in Belgio al termine della sua missione in Kazakistan, è l’ultima occasione per battere i pugni sul tavolo prima che il voto e poi il consiglio europeo di Lisbona della prossima settimana, mettano nero su bianco la decapitazione della nostra rappresentanza.

La farà il Professore? I dubbi sono tantissimi, e non solo per via della scarsa propensione al ruolo di guastatore dell’attuale premier che del resto, da presidente della Ue, si è dovuto barcamenare non poco tra i veti incrociati di capi di Stato e di governo. È invece un sussurrìo che circola da giorni a Berleymont, negli uffici dei commissari, a far ritenere che Prodi si guarderà bene dal chiedere un brusco stop alla ghigliottina per i nostri 6 eurodeputati a partire dal 2009. Nelle smozzicate parole che passano da una bocca all’altra, si racconta che l’Italia sarebbe disposta alla decimazione se, in cambio, le si concedesse qualcosa d’altro. Cosa?

Alcune voci parlano di «assicurazioni» sul finanziamento della Torino-Lione anche se il necessario progetto non sarà presentato nei tempi previsti (proprio Prodi la scorsa settimana a Torino aveva del resto rassicurato sull’arrivo dei fondi Ue, smentito il giorno seguente dal portavoce del commissario ai Trasporti, il francese Barrot); altre accennano alla richiesta di «comprensione» da parte della commissione sui nostri conti pubblici, bollati ieri da Almunia come i peggiori dell’intero gruppo dei 27.

Uno scambio sotterraneo, insomma. E assai poco ortodosso. L’Italia rinuncia a 6 eurodeputati e in cambio ottiene un qualcosa dalla commissione. Possibile sia tutto un chiacchiericcio privo di riscontri reali.

Ma ci sono un paio di cose che lasciano interdetti nel comportamento del governo di Roma e soprattutto della maggioranza ulivista che governa il Paese. Ha destato stupore, ad esempio, la conferenza stampa in cui, dopo il voto a favore della commissione affari costituzionali dell’Europarlamento sulla nuova rappresentanza dei deputati (17 sì, 5 no, 3 astenuti), esponenti del centro-sinistra come Zani e Pittella hanno chiesto a gran voce che l’Italia bloccasse il ricalcolo messo a punto dal francese Lamassoure e dal romeno Severin. Ma Zani (Ds) non è membro della commissione Affari Costituzionali? E perché mai non c’era al momento del voto, al pari dei suoi colleghi Pistelli (Margherita), Morgantini (Prc) e Frassoni (Verdi)?

Già: come mai l’intero centro-sinistra era assente in quel voto così rilevante mentre a rappresentare l’Italia risultava presente il solo Riccardo Ventre (Forza Italia) il quale esprimeva la sua contrarietà?
E perché, dopo la diserzione dal voto, l’annuncio del centro-sinistra italiano che si sarebbe potuto opporre perfino un veto all’introduzione della nuova Costituzione (tra le cui norme c’è anche l’Europarlamento e la sua composizione)?

L’anomalia c’è. Evidentissima.

E questo ha suggerito a qualcuno che Prodi voglia utilizzare la decapitazione - che qualcuno assicura «si aspettava da tempo» - come carta di scambio: Torino-Lione appunto o chiusura di un occhio su un deficit che si allarga anziché stringersi.

Per questo la giornata di oggi diviene fondamentale. Il Professore, sbarcato a Bruxelles, ha appuntamenti con Barroso e con parecchi dei commissari che hanno l’Italia nella loro lente d’ingrandimento. Il feeling con l’Europa, che molti pronosticavano in ripresa, è forse ai minimi storici. Ipotizzare un baratto come ultima carta, se le ipotesi che circolano son vere, è già degradante. Ma se anche quello non fosse accettato?
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