Signora D’Urso perché ha esposto Nuti alla gogna in Tv?
«Non capisco perché si stia parlando di gogna. Perché ho mostrato il volto di un uomo che soffre e che lotta per tornare a vivere? Ma la televisione che cosa deve fare? Mandare in onda solo risate e balletti felici? A leggere certe critiche rimango senza parole: se portiamo in Tv i tronisti e i partecipanti al Grande Fratello ci dicono che non sappiamo rappresentare la vita reale, se portiamo in Tv (accanto a momenti di svago e divertimento) una storia di reale ci dicono che è Tv del dolore. Ma allora che dobbiamo fare?»
Quella di Nuti è una storia reale. Ma quello che resta è l'esibizione della sofferenza in Tv.
«E allora? La sofferenza non si deve mostrare in Tv? Ma cos’è? Una scelta di pulizia etnica? Allora non mostriamo nemmeno gli handicappati, i malati, togliamo la parola a chi rimane ferito magari in un incidente stradale, anche se ha qualcosa da dire, anche se vuole venire a rappresentare la sua storia perché così magari spera di dare un senso al suo dolore. Se è vietato mostrare la sofferenza in Tv allora avremmo anche dovuto impedire di mandare in onda il messaggio di Welby. Lo ricordate? Era un messaggio fortissimo di un uomo così malato che chiedeva di morire. Colpì tutta l’Italia, aprì il dibattito sull’eutanasia. Lì non c’era la sofferenza esibita? Ricordate papa Giovanni Paolo II? Ricordate come mostrò fino all’ultimo il suo corpo malato agli occhi del mondo?».
C’è una bella differenza tra le due situazioni.
«Certo, Nuti non è il Papa, ma aveva anche lui un messaggio da dare, un messaggio di sofferenza, ma anche di voglia di vivere, di riprendersi, un segnale di coraggio e di speranza. Perché avrei dovuto impedirgli di andare in onda? Lui era d’accordo, la sua ex compagna era d’accordo, suo fratello era d’accordo, il suo tutore era d’accordo, i medici erano d’accordo. Francesco si sente dimenticato, tradito da tutti, abbandonato. E noi avremmo dovuto rispondergli: no, tu non puoi venire in televisione, come vorresti fare, perché sei malato? Sei brutto, sbavi molto e fai impressione allo stomaco delicato dei nostri critici tv?»
Ha portato in trasmissione anche operai e scrittori. Qualcuno li ha definiti «una foglia di fico» per coprire il solito trash.
«Rivendico con orgoglio quelle scelte. Per la prima volta, credo, una trasmissione in prima serata di Canale 5 è stata aperta da una lettera di un operaio della Fiat. Poi c’era la lettera di un campione olimpico. Poi un poliziotto e una campionessa di ginnastica. Tutto per introdurre il tema dell’Italia, che era il nostro ospite d’onore. Vi invito a risentirle quelle lettere, altro che foglia di fico: dicevano cose vere che spesso rimangono fuori dalla televisione, soprattutto in prima serata».
Gli scrittori sono stati molto criticati.
«Rivendico di aver portato gli scrittori in prima serata e di averli presentati come delle star. Forse il dibattito con loro poteva essere impostato meglio, forse gli ingredienti dovevano essere miscelati diversamente.
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